Gli organi di Ubi Banca hanno dato il via al progetto di fusione per incorporazione di Centrobanca, istituto che è controllata per la sua quasi totalità (la quota in questione ammonta al 99,76% per la precisione) nello stesso gruppo bergamasco. L’annuncio ufficiale è giunto proprio nel corso della giornata odierna. Qual è l’obiettivo di una mossa del genere? Anzitutto, bisogna specificare che la fusione vera e propria deve ricevere una apposita autorizzazione da quelle che sono le autorità competenti: in aggiunta, la piena efficacia dal punto di vista giuridico si potrà avere entro e non oltre il primo semestre di quest’anno (vale a dire non più tardi del prossimo mese di giugno).
Lo scenario futuro è facilmente intuibile, dato che in seguito alla operazione straordinaria di cui si sta parlando tutte le attività svolte fino a questo momento da Centrobanca verranno realizzate dall’Unione delle Banche Italiane. La decisione rientra a pieno titolo nella semplificazione che l’istituto di credito lombardo ha voluto avviare nel novembre del 2011 e che dunque non è ancora giunta a conclusione. Le reti commerciali sono state riorganizzate e razionalizzate, così come anche il modello di servizio nei confronti della clientela e le strutture della capogruppo.
Entrando maggiormente nel dettaglio della fusione, c’è da dire che Centrobanca (Banca di Credito Finanziario e Mobiliare Spa) ha una forte specializzazione nel settore dell’investment banking, ma anche in quello corporate, dunque potrebbero essere questi i primi due comparti a trarre i principali vantaggi. La fondazione del gruppo milanese risale al lontano 1946, ma il suo primo nome fu quello di Banca Centrale di Credito Popolare, una sorta di banca speciale per venire incontro alle esigenze del secondo dopoguerra. L’appartenenza al gruppo Ubi Banca si può invece far risalire alla fine degli anni Novanta e all’inizio degli anni Duemila, in seguito a diverse aggregazioni e integrazioni di tipico stampo bancario.