La società Electrolux ha annunciato una nuova fase degli esuberi del proprio personale: almeno 532, da aggiungere ai 597 già pianificati, e ancora da attuare. Un progetto che coinvolge, fino al 2015, i quattro stabilimenti del gruppo (Porcia, Susegana, Solaro e Forlì) in cui si sta facendo ricorso alla cassa integrazione straordinaria a riduzione d’orario. Se gli stabilimenti fossero a regime (cioè a 8 ore) il totale delle eccedenze sarebbe invece di 1.129 unità (295 a Porcia, 373 a Susegana, 200 a Forlì, 261 a Solaro).
A parlare di quanto sta accadendo in società è il Messaggero Veneto, che precisa come, nell’occasione del recente incontro con le parti sindacali, “si parla di proiezioni, ovviamente, legate a più di un fattore: i volumi, e quindi la produzione, i recuperi di efficienza e produttività obbligatori per mantenere gli stabilimenti competitivi, e anche operazioni di “decentramento” produttivo di lavorazioni o parti di esse che il gruppo ritiene più economicamente conveniente esternalizzare o delocalizzare” (vedi anche Cassa integrazione gennaio 2013 in forte crescita).
“Sarà necessario entrare nel merito dei vari punti” – ha risposto alle proposte Maurizio Marcon, segretario provinciale della Fiom Cgil – “perchè non condividiamo le scelte annunciate dall’azienda. Per quel che ci riguarda puntiamo a ottenere i contratti di solidarietà che ci consentiranno di mantenere i posti di lavoro, ma discuteremo anche di come Electrolux intenda realizzare i nuovi obiettivi di efficienza e produttività”.
Di simile opinione anche Roberto Zaami, segretario provinciale della Uilm, che precisa come “continuare a perseguire questa strada significa condannare Electrolux a un progressivo ridimensionamento. Dal 2008, con il primo piano di ristrutturazione, a oggi il gruppo in Italia ha perso oltre 1.200 posti di lavoro. La scelta di ridurre l’orario a 6 ore abbiamo visto che non è sufficiente. L’unica azione vera in grado di rendere sostenibile l’esistenza delle fabbriche italiane sono i volumi. A Electrolux chiediamo quindi di allocare qui un numero più elevato di produzioni e ci troverà pronti a confrontarci su parametri industriali” (vedi anche Fnac chiusure temporanee a Torino, Firenze e Roma).