La Confartigianato lancia un’altra statistica negativa sul mondo del lavoro italiano. Stando alla confederazione, negli ultimi anni si sarebbero persi 480 posti di lavoro al giorno. Una emorragia difficilmente arrestabile, che potrebbe proseguire lungo il 2013, andando a peggiorare ulteriormente una condizione – quella del sistema occupazionale italiano – della quale non si riesce ancora a prevedere una potenziale inversione di tendenza.
A farne le spese – sottolineano le principali considerazioni della Confederazione – sono soprattutto i lavoratori fino a 35 anni il cui tasso di occupazione è diminuito di circa il 20 per cento o, in termini assoluti, equivalente a un milione e mezzo di posti di lavoro in meno. Di contro, a conferma della scarsità del ricambio generazionale e dell’età pensionabile che si spinge sempre più in avanti, sarebbero cresciuti di 600 mila unità gli occupati con un’età anagrafica superiore ai 55 anni (vedi anche Impieghi bancari in calo) .
I calcoli effettuati dall’ufficio studi della Confartigianato si riferiscono alle condizioni del mercato del lavoro italiano dal 2008 ad oggi. Secondo la Confederazione, infatti nell’aprile 2008 gli occupanti erano 23 milioni e 541mila, divenuti a dicembre 2012 (dati Istat) 22 milioni e 723 mila, cioè 818mila posti di lavoro in meno rispetto a quattro anni e mezzo prima: appunto, 480 posti persi ogni giorno.
Oltre a quanto sopra precisato, da segnalare – continua la Confartigianato – sarebbe anche la trasformazione del lavoro nel quinquennio ora preso in esame. Secondo l’associazione degli esercenti, infatti, a far le spese della crisi sarebbero stati soprattutto gli occupati a tempo pieno, diminuiti del 5,1 per cento. di contro, i contratti part time sarebbero cresciuti dell’11,3 per cento, a conferma della maggiore instabilità del lavoro a tempo pieno rispetto a quello più precario o a tempo parziale (vedi anche Settore alberghiero in crisi).
Vedremo con intensità, nel corso dei prossimi mesi, in che modo si evolverà il contesto lavorativo nazionale.