Si chiama crowdfunding, letteralmente il “finanziamento della folla”, e sta conquistando sempre più piattaforme nel nostro paese: il fenomeno in questione non è altro che un meccanismo che permette di sostenere e supportare, senza guadagni, delle iniziative che sono considerate utili e meritorie per quel che concerne l’ambito umanitario, artistico e anche culturale. Ma l’economia è ovviamente in primo piano, dato che sono sufficienti anche solo cinquanta euro per muovere una iniziativa imprenditoriale. Non è un caso che, dopo venti piattaforme telematiche attive in Italia, ora stia per debuttare il primo istituto di credito. Lo scorso mese di ottobre si è tenuta a Roma la prima conferenza nazionale sul crowdfunding.
Tutto si basa sugli imprenditori e sulla loro tendenza all’innovazione. La diffusione del fenomeno al di fuori degli Stati Uniti si deve al presidente americano Barack Obama, il quale ha finanziato una parte della sua ultima campagna elettorale con il denaro che è stato donato dagli elettori. Le iniziative possibili sono sostanzialmente due, vale a dire quelle autonome, utili per cause e progetti singoli, e le piattaforme di crowdfunding. Esiste anche un apposito manifesto che illustra i principi più importanti in questo senso, il Kapipalist Manifesto di Alberto Falossi.
Le piattaforme in questione consentono di migliorare l’incontro tra domanda di finanziamenti (chi promuove progetti e iniziative) e l’offerta di denaro degli utenti. Il social network Diaspora, tanto per fare un esempio, è stato in grado di raccogliere più di 200mila dollari partendo da una richiesta iniziale di diecimila. A metà marzo, intanto, partirà la piattaforma Com Unity, una occasione importante per far capire a una platea sempre più vasta la bontà dell’idea: l’iniziativa è a cura della Banca Interprovinciale di Modena, la quale vuole puntare sui migliori progetti avviati dalle donazioni. Fino ad oggi, nel nostro paese è stato possibile raccogliere qualcosa come tredici milioni di euro proprio grazie al crowdfunding.