Né bamboccioni, né “choosy”: i giovani del nostro paese cercano con assiduità il posto di lavoro, accontentandosi anche delle posizioni più precarie. Come è stato reso noto dal quindicesimo rapporto di AlmaLaurea, celebre consorzio interuniversitario, i ragazzi in questione sono disposti a lavorare anche senza contratto e con dei pagamenti molto bassi. La consapevolezza della crisi e della paralisi del mercato del lavoro è sempre più alta, dunque non ci si può permettere di selezionare nulla. Un dato eloquente in questo senso è rappresentato dal 12,5% di laureati a ciclo unico che ha cominciato a lavorare in nero.
Si tratta di una percentuale fin troppo elevata, anche perché coinvolge giovani che hanno terminato il ciclo di studi in facoltà importanti, come ad esempio giurisprudenza, economia, medicina e architettura. Di conseguenza, queste persone spariscono in maniera inevitabile dalla previdenza sociale e dai centri dell’impiego, visto che per la pubblica amministrazione non esistono e i contributi sono totalmente assenti. Come se non bastasse, il 7-8% di laureati di altre facoltà si trovano nella medesima condizione. Non c’è alcuna distinzione tra chi proviene dai corsi triennali e quelli che sono riusciti a portare a termine la laurea magistrale.
Il rapporto in questione ha coinvolto ben 400mila studenti provenienti da sessantaquattro atenei. Il 2013 è destinato a confermarsi un anno difficile in questo senso. Tra l’altro, bisogna ricordare che quasi il 23% dei laureati triennali deve far fronte a una desolante condizione di disoccupazione, un dato che è praticamente doppio rispetto a quello di cinque anni fa (11,2% per la precisione), una differenza che la dice lunga su questo trend. I disoccupati delle lauree specialistiche ammontano invece al 20,7%, anch’essa una stima doppia rispetto a un lustro fa (10,8%). Questo rapporto sarà presentato nel corso della giornata di domani presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con una discussione da parte di studiosi e rappresentanti di istituzioni.