Unicredit ha chiuso il 2012 con un profitto pari a 865 milioni di euro, nonostante la perdita netta da 553 milioni di euro conseguita nel corso dell’ultimo trimestre dello scorso anno. A pesare negativamente sono stati gli enormi accantonamenti sui crediti, saliti a quota 9,6 miliardi di euro, mentre a incidere positivamente è stata la divisione che gestisce il business del trading sui titoli.
Alla luce dei vari “saldi” operativi, il gruppo ha così chiuso il 2012 con un utile che è comunque inferiore alle attese degli analisti, ed è scarsamente paragonabile con quanto riscontrabile in riferimento al 2011, esercizio con il quale – appunto – il raffronto sembra essere inficiato dalle pesati svalutazioni.
Per quanto concerne il solo quarto trimestre 2012, storicamente quello maggiormente “affezionato” alle operazioni di pulizia contabile, la perdità è stata superiore al mezzo miliardo di euro. “Seppur in flessione” – commentava in proposito l’edizione online de Il Fatto Quotidiano – “i costi di funzionamento della banca rimangono alti e pari al 61 per cento dei ricavi (le banche spagnole sono, ad esempio, intorno al 45 per cento). Dopo un anno di “digiuno” gli azionisti della banca torneranno a percepire un dividendo fissato in 9 centesimi ad azione. Il monte dividendi ammonta complessivamente a 513 milioni di euro. In particolare 33 milioni andranno nelle casse di International petroleum investment company, fondo di Abu Dhabi controllato dal governo dell’emirato e primo azionista di Unicredit con il 6,5 per cento di Unicredit. Cedole importanti anche per Pamplona capital management (5 per cento del capitale e 25 milioni di dividendo), Fondazione cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Ancona e Belluno, Carimonte e Leonardo Del Vecchio. Un’altra grossa fetta della torta dei dividendi, finirà infine nelle casseforti della Central bank of Libya, azionista di Unicredit con il 2,9 per cento” (qui un nostro approfondimento sulla smentita aggregazione con Mediobanca).
Come anticipato in apertura di approfondimento, a contribuire molto positivamente al trend di Unicredit è stato il fatturato dell’attività di compravendita dei titoli, cresciuti in un solo anno da 1 a 2,3 miliardi di euro, a loro volta influenzati dalla possibilità – nelle proprie operazioni di trading – di 26 miliardi di euro assunti in prestito (all’1 per cento) dalla Bce, e investiti in titoli di Stato con rendimenti tra il 2 e il 4 per cento.