Brutte sorprese per i conti pubblici italiani: stando a quanto affermato dalla Banca d’Italia, infatti, i debiti che lo Stato avrebbe nei confronti delle aziende italiane supererebbero di circa 20 miliardi di euro le stime precedentemente diramate dal Tesoro. In altri termini, i crediti delle aziende nei confronti delle pubbliche amministrazioni non sarebbero pari a 71 miliardi, ma a 90 miliardi. Di conseguenza, il tentativo di arginare la crisi stanziando 40 miliardi non servirebbe che a coprire la metà dei debiti commerciali scaduti.
Come ricordato da Antonio Signorini su Il Giornale, “la novità è emersa ieri nel corso delle audizioni delle commissioni speciali istituite in Parlamento per esaminare i decreti in scadenza. La quantificazione del debito è uno dei problemi segnalati da Bruxelles, tanto che la Commissione europea aveva chiesto un incontro con il governo italiano per fare il punto e capire le dimensioni del fenomeno”.
A contribuire a chiarire il mistero è così intervenuta la Banca d’Italia, che dichiara come a fine 2011 il totale dei debiti sarebbe stato pari a 90 miliardi di euro, circa il 5,8 per cento del Pil. I 20 miliardi di differenza rispetto a quanto stimato sarebbero emersi grazie a metodi di calcolo e di stima più sofisticati, visto e considerato che – spiega Bankitalia – “nel nostro Paese gli attuali sistemi contabili delle amministrazioni pubbliche non permettono una rilevazione sistematica ed esaustiva dei debiti commerciali” (vedi anche questo nostro recente approfondimento sulla riscossione dei crediti statali delle aziende).
Nonostante questa brutta sorpresa, e nonostante il clima all’interno dell’esecutivo sia tutt’altro che agevole, i tecnici sono al lavoro per approntare un decreto che possa stabilire in che modo lo Stato intende restituire i soldi alle imprese. È probabile che si possa partire dalle autonomie locali, sbloccando i residui passivi nei Comuni, e passare poi agli altri enti pubblici. Ma, anche in questo caso, l’aleatorietà sembra farla da padrona…