È ancora una volta il calcio che scatena un dibattito economico-finanziario: dopo i costi eccessivi “scoperti” dalla Francia per l’organizzazione degli Europei del 2016, ora è il turno del Brasile. In effetti, la Fifa (Fédération Internationale de Football Association) ha notato molti più casi di violazione dei diritti d’autore in relazione ai prossimi mondiali sudamericani (nel 2014 per òa precisione) rispetto a quanto avvenuto nel 2009, cioè un anno prima dell’ultima edizione, quella del Sudafrica.
Come ha spiegato Auke-Jean Bossenbroek, consulente legale della federazione e responsabile anche per i marchi commerciali, è stata avviata una apposita azione negli ultimi sei mesi contro circa cento compagnie che non hanno alcun permesso di utilizzare parole o loghi protetti che hanno a che fare con la Coppa del Mondo brasiliana. Lo stesso Bossenbroek ha però anche ammesso che ogni problema è stato risolto, visto che nella maggior parte dei casi si è trattato di piccole società, dunque l’azione legale non è stata necessaria. Il numero viene considerato “significativo”, ma anche indicativo dell’interesse e entusiasmo incredibile che tale manifestazione sportiva sta attirando su di sé.
La stessa Fifa e il comitato locale per l’organizzazione hanno venduto i diritti di sponsorizzazione a venti compagnie, per un coinvolgimento economico pari a 1,4 miliardi di dollari, grazie soprattutto a un mix di pagamenti in denaro cash e servizi. Uno degli sponsor più importanti è senza dubbio Coca Cola Company, con cinque milioni di bevande che verranno messe a disposizione del torneo, senza dimenticare la casa automobilistica Hyundai Motor, con 1.400 veicoli che trasporteranno le nazionali nelle dodici città coinvolte. La federazione è stata comunque accusata dai proprietari delle imprese più piccole di aver gestito male la protezione dei diritti d’autore, anche perché si sta parlando di un affare che è responsabile per il 90% del reddito totale. L’attenzione non deve essere abbassata, al Mondiale manca ancora un anno esatto.