Ancora una volta Mario Draghi dovrà vedersela con Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank, in relazione al quantitative easing.
Secondo Weidmann, i governi europei dovrebbero focalizzarsi sulla crescita piuttosto che sulle misure di allentamento monetario che la Bce potrebbe lanciare nel corso del vertice di dicembre. Misure di allentamento che dovrebbero prevedere l’utilizzo massiccio di titoli, compresi i titoli di Stato, sul mercato. Questa misura è stata applicata più volte negli Usa dalla Federal Reserve Bank. Nel sistema sono state inserite grosse quantità di liquidità per supportare sia l’economia che i mercati.
Tutto lascia presagire che, dal momento che la ripresa europea tarda a consolidarsi e il livello di inflazione rimane basso, anche la Bce percorrerà questa strada. Venerdì scorso, in questo senso, erano state di buon auspicio le parole di Draghi. E non a caso i mercati le hanno interpretate proprio come una sorta di accelerazione verso il quantitative easing. Pochi giorni dopo, però, la pressione dei falchi tedeschi sulla testa del governatore dell’Eurotower ha iniziato a farsi sentire.
Per Weidmann, infatti, esistono grossi ostacoli connessi alla possibilità che la Bce acquisti titoli di Stato. Ora la frenata del governatore della Buba lascia di sasso gli investitori.
I tassi di interesse bassi e le misure di stimolo nell’Eurozona possono sostenere la domanda a breve termine, ma l’azione della Bce non è in grado di aumentare in modo permanente le prospettive di crescita, come ha dichiarato il numero uno della Banca centrale tedesca da un evento a Madrid. Weidmann ha evidenziato che la crescita a lungo termine dipende dalla capacità dei Paesi di ridurre le barriere agli investimenti semplificando la burocrazia e le norme in materia di assunzioni e licenziamenti.