La spesa per interessi sul debito nel 2016 è calata di 17 miliardi rispetto al 2012, fermandosi a quota 66,5 miliardi. Un ottimo risultato, che potrà andarsi ad aggiungere a tutti gli sforzi messi in atto dall’Italia per combattere il debito pubblico e sanare le finanze dello Stato.
Alla fine quindi non vi sono solo i 19 miliardi di entrate derivanti dal contrasto all’evasione fiscale ad consolidare il saldo ma anche le uscite relative agli interessi sul debito che segnando un risparmio di 47,5 miliardi in termini cumulati nell’ultimo quadriennio. I dati raccolti parlano di un calo sostenuto degli interessi passivi pagati dallo Stato sul debito pubblico dall’anno, per l’appunto il 2012, dove si è toccato un picco massimo di 84 miliardi pagati: un risultato raggiunto anche grazi alla politica della BCE e del suo programma di quantitative easing del 2015.
Questo è uno dei punti contenuti nel “Rapporto sui fattori rilevanti” inviato a Bruxelles il 1° febbraio, dove si indicava un calo del 4% degli oneri per interessi tra il 2015 e il 2016 (nello specifico dal 3,20% al 3,06%) ed una riduzione del costo marginale all’emissione che ha toccato lo 0.55% nel 2016. E’ stato l’allungamento della vita media del debito tra le altre cose ad attutire gli impatti di un innalzamento anche repentino della curva dei tassi. Il dato relativo alla minore spesa per gli interessi fa ben sperare gli analisti che studiano il debito pubblico italiano in vista delle scadenze del 2017. Per quanto positivi, questi numeri sono solo un punto di partenza: è infatti importante non dimenticare la necessità della manovra correttiva per evitare la procedura di infrazione.