C’è poco tempo per salvare Alitalia e banche e per quanto possa piacere poco è qualcosa che necessita di essere fatto per non mettere a repentaglio quella che è l’economia italiana ancora di più di quanto non lo sia. La cura sarà più dura della malattia? Molto possibile.
Mentre l’Unione Europea ha a che fate con la Brexit, in casa la crisi di Alitalia è ciò che sta tenendo banco da settimane ormai, insieme all’incertezza nella quale vivono Popolare Vicenza e Veneto Banca: come muoversi in maniera adeguata? Non si può far finta che per entrambi i casi la scadenza di “azione” non sia vicina. Il Governo è intenzionato a capire entro il 30 marzo quali saranno le soluzioni scelte dai tecnici per risolvere la situazione spinosa della compagnia aerea nei confronti dei maxi tagli (necessari) messi a punto nel piano dell’ad Cramer Ball. Al momento Alitalia è quasi priva di liquidità. Vi sarebbe la disponibilità dei soci a ricapitalizzare ma solo se ci sarà il via libera al piano industriale. Pur non volendo mettere mano al proprio portafoglio lo stato vorrebbe utilizzare ciò che la Cassa Depositi e Prestiti può concedere, ovvero un finanziamento a garanzia pubblica che deve passare agli occhi della UE come un finanziamento di tipo non pubblico.
E dal punto di vista bancario la situazione non è delle più rose: il prossimo 28 marzo Veneto Banca e Popolare Vicenza dovranno fare conti con i risultati delle rispettive offerte transattive rivolte ai soci rimasti schiacciati dai crolli delle azioni. Come andrà a finire?
Forse un cambiamento di asset societario, una riorganizzazione strutturale, una quotazione in borsa e un cambio di mentalità e obbiettivi potrebbero dare una vera svolta alla situazione Alitalia. Se questa deve essere la nostra compagnia bandiera, allora è bandiera anche dell’incapacità di risolvere la situazione. Al momento gli investitori non sono affatto convinti dalle prospettive, al punto di preferire il trading sul breve periodo, piuttosto che un altro triennio di perdite con Alitalia. Montezemolo, purtroppo, non è riuscito a fare ciò che desiderava, o forse non ne è stato capace. Dispiace per molti dipendenti, ma occorre cambiare obbiettivi di mercato o (de)strutturare meglio l’azienda.