Nuovo rapporto del FMI che invita l’Italia ad utilizzare la ripresa per ridurre il debito pubblico. Questo in sostanza il pensiero del Fondo Monetario Internazionale, che prevede un ritorno alla normalità, ovvero al periodo pre-crisi, per la metà della decade 2020. Manca ancora tanto insomma, prima che l’Italia possa vedere la luce, e soprattutto ci sono ancora 1000 miliardi di crediti deteriorati. È questa la conclusione dell’articolo IV del rapporto annuale sull’Eurozona, che chiude il monitoraggio sull’Unione Europea. Le ricette del FMI sono le solite, riduzione del debito, riforme, concorrenza ed efficienza del settore pubblico. Poi il livellamento dei salari. Niente di nuovo insomma, per il modello economico europeo e mondiale, che ha già mostrato tutti i suoi limiti strutturali che però non vengono mai messi in discussione. Niente verrà fatto per evitare nuove crisi, e saranno di nuovo i cittadini a pagare con austerity e riduzione dei salari, le crisi create dalla finanza.
Il Fondo prevede una crescita del 1,9% per il 2017 e del 1,7% per l’anno seguente. Il biennio successivo vedrà una crescita del 1,6%, mentre il biennio 2020-2021 vedrà una crescita dell’1,5%.
Sempre secondo i dati del FMI, nonostante una riduzione significativa del 16% circa, lo stock dei crediti deteriorati nell’Unione Europea, resta sempre attorno ai 1000 miliardi di euro.