Un biennio che non ha lesinato difficoltà e complicazioni, ma che ha visto anche mantenere tutta la sua solidità, ma soprattutto la lealtà nei confronti del territorio. Stiamo parlando della Banca Popolare di Bari che, grazie al grande lavoro svolto dai vertici, compreso il Vice Direttore Generale Luigi Jacobini, è riuscita a far fronte alle innumerevoli inchieste nonché alle varie contrazioni di mercato.
Eppure adesso sembra che tutto sia stato finalmente chiarito e si è sbloccata pure la situazione che riguarda la trasformazione in Spa. La pronuncia favorevole della Consulta ha di fatto tolto un macigno che bloccava l’inizio dell’iter di adeguamento alla riforma voluta dal Governo Renzi. E il futuro sembra far meno paura, anche se è logico attendere che la ripresa, per il momento troppo debole, diventi un po’ più struttura prima di far partire il piano di rilancio dei sistemi locali. In che modo? Grazie soprattutto ad una liquidità pari a 2,4 miliardi di euro di cui dispone la Popolare di Bari.
La gestione, soprattutto nel 2017 (un anno di vera transizione) ha conosciuto momenti anche particolarmente difficili, i cui pericolosi effetti extra-bancari sono stati disciplinati in parte dal bilancio. La raccolta ha toccato quota 14,9 miliardi di euro, facendo registrare un incremento pari al 10,2% rispetto al 2016. Scendono gli impieghi netti, -3,2% in confronto all’anno prima, ma ciò dipende anche dalla volontà dei vertici del Gruppo pugliese di puntare su settori economici ritenuti di prevalente interesse.
Ad ogni modo, la stabilità della Banca non è in discussione: il dato in crescita dei depositi (+14,7%) fa ben sperare, sommato alla liquidità che si aggira intorno ai 2,4 miliardi di euro. Chiaramente cambierà un po’ tutto il contesto una volta che il processo di trasformazione in Spa sarà terminato: a quel punto sarà necessario attendere che parta anche la ripresa per dare sempre maggiore supporto alle economie della parte centro-meridionale della penisola italiana.