Tra le maggiori sfide che il prossimo Governo dovrà affrontare vi è senza dubbio quella legata all’Iva. Se non sarà infatti in grado di modulare bene questo passaggio e le clausole ad essa legate nel Def, le famiglie italiane potrebbero trovarsi a spendere quasi 250 euro annui in più dal 2019.
Nello specifico, secondo l’Ufficio Studi della CGia si parla si una media di 242 euro: 284 per le famiglie del Nord Italia, 234 per quelle del Centro e 199 per quelle del Sud. Il punto è uno solo: bisogna riuscire entro il 2018 a trovare 12,4 miliardi di euro da impiegare, altrimenti l’Iva passerà dal 22% al 24,2%, mentre quella ridotta passerà dal 10% all’11,5%. Spiegano dall’istituto:
Bisogna assolutamente evitare l’aumento dell’Iva, non solo perché colpirebbe in particolar modo le famiglie meno abbienti e quelle più numerose, ma anche perché il ritocco all’insù delle aliquote avrebbe un effetto recessivo per la nostra economia. Ricordo, infatti, che il 60 per cento del Pil nazionale è riconducibile ai consumi delle famiglie. Se l’Iva dovesse salire ai livelli record previsti, per le botteghe artigiane e i piccoli commercianti sarebbe un danno enorme, visto che la stragrande maggioranza dei rispettivi fatturati è attribuibile alla domanda interna.
Qualcosa che è di primaria importanza se si vuole continuare a crescere e quindi uscire da una situazione di crisi che potrebbe potenzialmente far affondare l’Italia nei suoi debiti quando il vero bisogno è quello di favorire gli investimenti, sia interni che esterni. In 45 anni l’Iva in Italia è aumentata 9 volte e se dovesse accadere ancora una volta il nostro paese sarebbe quello più colpito, con la percentuale più alta in tutta Europa: un primato che si dovrebbe tentare di non raggiungere.