Continua ad essere molto difficile la situazione di Banca Carige: Bankitalia infatti frena su quello che è stato rinominato il patto Mincione e che potrebbe vedere in futuro una differente governance rispetto all’attuale per l’istituto o alternativamente una certa influenza decisionale.
Raffaele Mincione, Gabriele Volpi e Aldo Spinelli sono i componenti di un patto di sindacato che vincola il 15,2% di Carige: il problema? Per superare la soglia del 10% del capitale in caso di accordo tra loro devono richiedere l’autorizzazione alla vigilanza. Il tempo per farlo? 15 giorni.
In mancanza di autorizzazione, non possono essere esercitati i diritti di voto e gli altri diritti che consentano di influire sulla società [per la quota eccedente] la soglia del 10% del capitale.
Insomma, da quel che sottolinea Bankitalia, se non verrà eseguito questo passaggio, a prescindere dalla sottoscrizione del patto, la triade avrà peso in assemblea solo per il 9,9% e non per la totalità delle sue azioni. Il fatto che questo avvenga all’indomani della notizia della salita di Malacalza nel capitale fin quasi al 30% poi acquista un peso tutto suo soprattutto in virtù del fatto che l’assemblea per il rinnovo del Cda di Carige avverrà il prossimo 20 settembre. Ed anche del fatto che una volta arrivata l’autorizzazione a livello nazionale deve arrivare anche quella della BCE, chiamata ad avere l’ultima parola.
Sembra impossibile che i componenti del “patto” non abbiano pensato a questi risvolti tecnici della loro idea. Quel che è certo è che se vogliono pesare quanto valgono, gli investitori devono muoversi a livello legale e chiedere ciò che va chiesto.