La lettera di risposta alla UE sull’economia italiana rischia di trasformarsi nella Caporetto dell’attuale governo Gialloverde: nelle ultime ore sono state molteplici le notizie lanciate e smentite sul suo contenuto e l’unica cosa che è stata raggiunta è una sensazione di caos infinita.
Dire tutti contro tutti quasi sembra riduttivo: l’unica cosa che al momento si sa per certo è che l’attuale ministro del Tesoro Giovanni Tria abbia inviato una lettera dal contenuto definitivo nel quale il riferimento ai tagli al welfare previsti negli anni 2020-2021, che avevano suscitato la reazione del vicepremier Luigi Di Maio e fatto partire l’intervento del premier Giuseppe Conte, sono spariti per essere sostituiti da un accenno a come il “governo sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche tributarie” . Da quel che è stato reso noto dal ministero, la possibile introduzione della flat tax rimane ma legata al “rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo”.
La lettera, nello specifico, è di quattro pagine, è indirizzata al vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, e al commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici ed è accompagnata da un documento di più di 50 pagine in cui si esamina la situazione italiana. Sottolinea il ministro Tria nella lettera:
[Il disavanzo 2019] sarà minore di quanto prospettato nelle ultime previsioni [perchè] l’andamento dell’economia e il gettito fiscale hanno finora superato le previsioni del Programma di stabilità. […] Le entrate non tributarie sembrano superare le previsioni e l’utilizzo delle nuove politiche di welfare è finora inferiore alle stime sottostanti alla legge di bilancio per il 2019. Di conseguenza il disavanzo dovrebbe attestarsi significativamente al di sotto delle previsioni della commissione e le variazioni del saldo strutturale dovrebbe essere conforme al Patto di stabilità e crescita anche sulla base della stima di output gap della Commissione.
Il responsabile del Mef aggiunge che vi sia accordo sulla “necessità di conseguire un avanzo primario di bilancio più elevato, per riportare il rapporto debito pil su un percorso chiaramente discendente.