Web Tax in arrivo? Di certo è quello che vorrebbe il premier Mario Draghi che, intervenendo al Senato in attesa degli incontri previsti da oggi presso il Consiglio Europeo, affronta il tema auspicando un importante passo in avanti in tal senso a livello globale.
Necessità di una Web Tax
Nel corso del suo intervento, Mario Draghi ha ovviamente fatto il punto della questione sulla campagna vaccinale contro il coronavirus, ma anche affrontato un tema che da diversi anni riempie i salotti politici europei: ovvero come riuscire a tassare in maniera adeguata i colossi del web come Facebook e Google che approfittando di regimi privilegiati all’estero meritano di essere sottoposti ad un regime fiscale adeguato ai Paesi nei quali operano?
È inutile girarci attorno: sono moltissimi gli introiti ai quali i Paesi membri dell’Unione Europea rinunciano proprio grazie alla possibilità di queste grandi aziende di poter stabilire le proprie sedi legali in paesi dalla tassazione favorevole. C’è un controllo serrato che manca alla base che si riflette sulla gestione di un settore ancora troppo poco regolato. Sempre nel corso del suo discorso il premier italiano ha espresso contentezza per la presenza del presidente degli Stati Uniti Joe biden alla seduta del Consiglio Europeo ed ha commentato con soddisfazione la disponibilità dello stesso di prendere in considerazione una tassazione per le multinazionali “furbette”.
Intervento dell’OCSE per una piattaforma globale
Nel corso del suo discorso Mario Draghi ha anche sottolineato come sia necessario, in questo caso, superare i confini nazionali e addirittura quelli europei, puntando alla la creazione di una piattaforma che possa agire a prescindere dalla territorialità. Ha chiamato in causa l’OCSE auspicando una veloce risoluzione a questa problematica: secondo il premier vi è bisogno di dar vita a un concordato transnazionale che possa definire la nascita di una tassazione equa e giusta nei confronti delle aziende del web. Parlando del programma Next Generation Eu ha spiegato:
In Italia, il programma Next Generation EU offre un’enorme opportunità: come ricordato dal ministro Colao nella sua audizione parlamentare, il 20% dei fondi destinati a finanziare i piani europei di ripresa e resilienza riguarda proprio la trasformazione digitale. Ma lo sviluppo di questi nuovi settori non può prescindere da un’equa distribuzione dei loro proventi. Riteniamo che il Consiglio Europeo debba procedere verso una soluzione globale e consensuale sulla tassazione digitale internazionale, entro metà 2021, nell’ambito dell’OCSE.
Un atto questo realmente possibile se l’apertura del governo statunitense dovesse dimostrare di essere, nei fatti, valida. Europa e Stati Uniti infatti potrebbero collaborare in un settore nel quale le grandi imprese di internet riescono ad aggirare la maggior parte dei regolamenti nazionali.