Stellantis nei guai con la produzione: il polo di Melfi ha infatti subito un arresto delle attività a causa della penuria di chip necessari per le normali attività dello stabilimento: i ritardi causati dalla pandemia di coronavirus nel settore delle automotive stanno presentando il conto all’azienda italo-francese.
Supply chain semiconduttori in difficoltà
Un problema che aveva riguardato in precedenza anche Pomigliano e il polo Sevel di Atessa. Insomma la crisi dei semiconduttori ha colpito in modo importante le sedi di Stellantis italiane e la riapertura di Melfi che sarebbe dovuta già avvenire è stata spostata al 13 settembre con una precisazione da fare: l’attività potrà essere garantita solo per cinque giorni e una nuova battuta d’arresto sarà necessaria proprio per la carenza di quelle componenti di tipo elettronico basilari per il lavoro. La supply chain sta sperimentando delle difficoltà di approvvigionamento importanti in un mercato che da mesi ormai tenta di ritirarsi su, essendo stato uno dei più toccati dalle conseguenze economiche della pandemia.
Se si pensa poi al fatto che è in vigore il contratto di solidarietà per gli oltre 7mila addetti, questo stop forzato potrebbe portare a una sospensione del suddetto accordo contrattuale per dare vita alla cassa integrazione ordinaria e ricominciare eventualmente con il cds il mese successivo, sempre in seguito a una valutazione della situazione. E non solo: potrebbe riscontrare problemi anche l’organizzazione del lavoro che potrebbe passare dai 18 turni attuali a 15 in maniera stabile e quindi eliminando il weekend come giornate di lavoro.
Melfi basilare per la produzione Stellantis in Italia
Per comprendere quanto Melfi sia importante per Stellantis, basta dire che dalle sue porte sono uscite metà delle autovetture costruite dal marchio in Italia a rappresentare il 46,3% delle auto prodotte negli stabilimenti italiani in generale e più precisamente di 112.976 vetture. Numeri che hanno portato a un incremento da gennaio a giugno 2021 del 37,5% rispetto all’anno precedente: apprezzabili anche se ancora lontani del 26% rispetto alla produzione pre-pandemia.
E se la Sevel si prepara a scioperare e intavolare trattative per i suoi 700 operai, diversa è la questione per le fabbriche Stellantis in America che hanno indici di redditività più ampi e maggiori possibilità di lavorare. Per questo Ferdinando Uliano della segreteria della Fim-Cisl richiede che vengano presi provvedimenti in merito alla mancanza di semiconduttori:
Sappiamo che a livello mondiale il gruppo Stellantis decide le assegnazioni dei microchips nei vari plant, a questo punto è fondamentale che la direzione chiarisca se c’è stata una riduzione complessiva o se questa ha riguardato in misura maggiore gli stabilimenti italiani.
Richiesta più che lecita.