La Bce ha deciso per un rialzo “gigante” di 75 punti base dei tassi di interesse. A quanto pare la linea morbida non è più tra i percorsi accettabili da seguire. Una scelta difficile da prendere ma necessaria, nonostante quella già presa lo scorso luglio quando, dopo undici anni, l’Europa ha detto addio ai tassi negativi.
Decisione difficile per la Bce
Anche a luglio di scelta in teoria ve ne era poca: l’inflazione non faceva altro che salire e solo rialzando i tassi si poteva evitare che la recessione si palesasse rovinando tutto. Motivazione per la quale il rialzo in quella occasione fu di 50 punti base e rappresentò uno strumento per convincere i falchi della Bce a muoversi per poter dare vita allo scudo anti-spread.
Nonostante le due “fazioni” della Banca Centrale Europa non avessero più effettivamente della merce di scambio sulla quale lavorare hanno trovato comunque l’unanimità decisionale. Analisti ed esperti erano convinti che l’aumento dei tassi di interesse potesse essere di 75 punti base. E in base alle precedenti dichiarazioni dei membri del board a Jackson Hole e data la situazione attuale, non si poteva essere in disaccordo.
Inflazione, caro energia, euro debole: sono tutti fattori per i quali la Bce necessita di scuotere la situazione per fare in modo che si raggiungano dei risultati.
Influenza della Fed presente
Tra l’altro ad avere il suo peso generale è anche quel che la Fed sta facendo in materia di tassi di interesse. Gli statunitensi non hanno fatto mistero che rialzeranno fino a che sarà necessario per combattere l’inflazione.
E analogamente ai colleghi americani, anche la Banca Centrale Europea ha deciso di partire dai dati. Tra di loro le ultime statistiche economiche per verificare l’effetto delle mosse di luglio. Inutile dire che non ci si aspetta nulla di buono sull’inflazione: ad agosto era pari al 9,1% e nei paesi baltici è da mesi sopra il 20%. In Olanda il dato è già a due cifre e ci si aspetta che entro dicembre seguano anche gli altri Stati membri.
Ecco perché ci si aspettava un rialzo di 75 punti base e uno successivo a ottobre di almeno altri 50. L’unica paura è quella di ripetere l’errore di Trichet che con un doppio rialzo mise in difficoltà molti paesi nel corso della crisi dei debiti sovrani. Le basi sono però differenti: c’è maggiore incertezza, ma i rendimenti dei titoli di Stato sono in risalita e i paesi europei hanno dimostrato di avere molta resilienza.
L’Europa ha imparato a reagire meglio agli shock e la crescita è andata meno male del previsto, salendo più di quanto ci si aspettasse.