Le famiglie italiane sono ancora strette sotto la morsa dell’inflazione: un indice che non accenna a diminuire anche in questo trimestre, creando non pochi problemi.
Inflazione molto alta e problematica
E le famiglie più povere sono quelle che risentono di più di tale condizione, visto che sono costrette a spendere una parte maggiore del proprio reddito per l’acquisto di beni di prima necessità. L’ISTAT ha confermato ciò che già si sospettava, aggiornando le proprie stime relative all’andamento dei prezzi di settembre. In quel mese l’inflazione si è posta a +8,9% rispetto al dato dello scorso anno. Gli analisti hanno contestualmente rivisto al ribasso l’andamento del carrello della spesa. Esso rimane comunque un dato molto alto, raggiungendo il +10,9%: livello che non si riscontrava In Italia dall’agosto del 1983.
L’analisi della situazione condotta dall’ISTAT descrive appieno ciò che sta accadendo nel nostro paese a causa dell’aumento indiscriminato dei prezzi. Dividendo le famiglie parte del campione in base al loro reddito, è possibile capire come siano quelle meno abbienti a pagare le maggiori conseguenze dell’attuale situazione economica. L’inflazione è attualmente così alta per via nella crescita del prezzo dei beni alimentari e in minor parte a causa dei prezzi dei servizi e dei beni legati all’energia.
A livello statistico la spesa delle famiglie più povere aumenta per ciò che riguarda i beni di prima necessità mentre quella dei gruppi familiari più ricchi sale nel settore dei servizi. Entrambe le categorie soffrono del crescere dei prezzi, ma ovviamente chi ne paga di più lo scotto è chi si trova nella fascia più povera della popolazione.
Entra in gioco il differenziale inflazionistico
E qui che entra in campo il concetto di differenziale inflazionistico che, tra la prima e la quinta classe di famiglie prese in esame dall’ISTAT, differisce di quattro punti percentuali. Come già anticipato non è una differenza che dipende solo dalla crisi energetica. È la capacità di spesa il fattore primario che risulta essere più basso nelle famiglie meno fortunate. È per tale motivo che il prezzo dei beni alimentari in crescita ha un impatto maggiore e lo ha su quelle famiglie caratterizzate da livelli di spesa più bassi. Sono loro infatti a dover riservare parti in più del proprio reddito per le spese di prima necessità togliendole ad altri settori.
Nel caso la tendenza nell’inflazione dovesse rimanere tale nei prossimi mesi, le difficoltà aumenteranno. E la differenza si potrà notare sia per quel che riguarda le zone della penisola sia per le singole città.