Ci sono argomenti di cui spesso non si parla, forse per eccessivo pudore o per un’improbabile fedeltà a determinate credenze: è il caso dei servizi funebri, attività commerciali come altre, ma che per vari motivi non vengono viste di buon occhio. Si è soliti dire che questo settore non può conoscere crisi, ma comunque quello che interessa in questo preciso momento storico è il rialzo delle tariffe di cui si stanno rendendo protagonisti diversi esercizi. In effetti, anche la morte è diventata ormai un lusso, come ricordato opportunamente dall’Adoc (Associazione per la Difesa e l’Orientamento del Cittadino).
Secondo il numero uno dell’associazione, Carlo Pileri, i costi dei servizi funebri sono letteralmente volati alle stelle nel corso degli ultimi dieci anni: se nel 2001 si pagavano 3.650 euro, al giorno d’oggi la stessa cifra è salita fino a 5.610 euro, il che equivale a dire che vi è stato un incremento superiore ai 53 punti percentuali. L’ubicazione delle aziende nelle città più importanti, inoltre, comporta un aggravio ulteriore, tanto che alcuni funerali vengono fatti pagare addirittura diecimila euro. Il risultato di simili rincari è facilmente immaginabile, in molti non sono in grado di garantire nell’immediato somme così alte, dunque si ricorre alla soluzione rateale, con il conseguente indebitamento degli eredi. L’indagine dell’Adoc è stata molto accurata e consente di confrontare anche altri dati.
Nel dettaglio, gli aumenti principali sono stati quelli relativi alle bare (+120% in dieci anni), ai fiori (fino all’87% in più) e alle lapidi (+26%), con un rincaro complessivo del 46,6%. In aggiunta, non bisogna dimenticare le offerte da destinare alla Chiesa, in alcuni casi vicine ai trecento euro. In questo modo, il servizio diventa letteralmente proibitivo. Un’ulteriore voce di spesa da considerare è quella della cremazione: in questo caso, però, i prezzi sono più controllati, dato che essa viene considerata alla stregua di un servizio pubblico locale.