Le esportazioni degli Stati Uniti, una delle principali determinanti dell’economia più importante del mondo, sono previste in rialzo, nel 2012, nonostante il potenziale accentuarsi della crisi del vecchio Continente, che rischia seriamente di cadere in una fase recessiva. A dispetto di tale pericolo – ben concreto – l’export del mercato nordamericano dovrebbe poter incrementare con un trend piuttosto dinamico, superando buona parte delle attese degli analisti locali e internazionali.
Gli Stati Uniti stanno d’altronde sostituendo gradualmente il mercato europeo con i Paesi emergenti in qualità di preferenziali destinazioni delle proprie esportazioni. La quota di export americano verso l’Europa è infatti calato dal 19% degli inizi degli anni ’90, all’attuale 13%, con rischio di ulteriore contrazione nel corso del prossimo biennio. Secondo quanto afferma la UBS, nei prossimi 12 mesi la quota dell’export statunitense in Europa potrebbe addirittura crollare intorno ai 10 punti percentuali.
Complessivamente, le esportazioni americane hanno raggiunto la quota record di 180,4 miliardi di dollari nel mese di settembre. I Paesi a maggior tasso di crescita in riferimento alle esportazioni nordamericane sono ancora una volta le economie emergenti come la Cina, che sta facendo la gioia di alcuni big della nazione, come Apple e Caterpillar.
Per quanto invece concerne il mercato interno, le vendite di beni sono cresciute di 29 punti percentuali nei nove trimestri del lungo recupero dell’economia nazionale, per il ritmo più elevato dall’inizio di qualsiasi ripresa da depressioni economiche. Le esportazioni di beni verso le economie emergenti, infine, sono cresciute di 20 punti percentuali nel mese di settembre, su base annua, mentre le vendite nell’area euro sarebbero cresciute intorno ai 14 punti percentuali. I Paesi in via di sviluppo contano invece per il 55% delle esportazioni di beni statunitensi, inclusi il petrolio e il gas naturale, rispetto al 40% del 2000.