Citigroup, per il tramite del proprio amministratore delegato Virkam Pandit, ha affermato che tagli era circa 4.500 posti di lavoro nel corso dei prossimi trimestri. L’obiettivo è chiaramente quello di ridurre le spese contraendo il costo del lavoro dipendente, contrastando in tal modo la flessione dei ricavi d’esercizi, diminuiti a causa di condizioni di mercato “mai riscontrate” nel corso degli anni, con difficoltà che non sono mai state precedentemente rilevate da parte dei vertici societari.
“I servizi finanziari stanno affrontando condizioni di incertezza senza precedenti ed estremamente sfidanti” – ha dichiarato Pandit, per poi aggiungere come questo trend influenzerà in maniera molto importante lo scenario competitivo nel corso dei prossimi anni. A tal fine, Pandit ha affermato che la società taglierà le proprie risorse umane a causa della persistenza della crisi del debito sovrano europeo, e bloccherà le politiche di assunzione cercando di avviarle esclusivamente nei lavori “critici”.
Complessivamente, le aziende operanti nel settore dei servizi finanziari hanno tagliato oltre 200 mila posti di lavoro nel corso dell’anno che si accinge a conclusione, contro i circa 58 mila posti di lavoro dello scorso anno e i 174 mila del 2009. Il numero potrebbe tuttavia divenire addirittura più elevato nel corso del prossimo esercizio: la sola Bank of America ha in proposito affermato che intende eliminare circa 30 mila posti di lavoro nei prossimi anni.
Che i costi del settore bancario siano molto elevati, lo sostengono tutti i principali analisti. Purtroppo per i dipendenti del comparto, la voce relativa alle spese del personale sembra essere sia quella più importante, che quella più facilmente manovrabile. A farne le spese, se la crisi dovesse continuare, saranno ancora decine di migliaia di dipendenti delle principali società europee e americane, che fronteggeranno le difficoltà attraverso sforbiciate più o meno nette.