Zynga si è trovata, suo malgrado, a giustificare il forte ribasso della forbice dei prezzi relativi all’offerta pubblica iniziale, pari al 50% della valutazione che la compagine ebbe modo di effettuare nel corso del mese di agosto. La spiegazione di questo ripensamento è riconducibile alle esperienze sulle spalle dei principali concorrenti, che hanno visto i prezzi stabiliti nelle IPO ricondursi su più miti consigli nelle settimane successive alla prima quotazione: uno scenario che ha indotto Zynga a ribilanciarsi su un valore di capitalizzazione presunto più modesto, ma più consolidabile.
Il prezzo di sbarco di Zynga sul mercato regolamentato dovrebbe così aggirarsi tra un minimo di 8,50 dollari e un massimo di 10 dollari per azione, “revisionato sulla base delle recenti performance delle compagnie che hanno completato l’IPO nel corso del 2011” – ricorda Zynga in un comunicato pubblicato pochissimi giorni fa, a margine di ulteriori dettagli del proprio processo di prima quotazione in Borsa.
Facendo due rapidi calcoli, se l’IPO dovesse consolidarsi per la parte più alta della forbice sopra esposta, Zynga verrebbe valutata intorno ai 7 miliardi di dollari, poco meno della metà dei 14,1 miliardi di dollari che si attribuì appena quattro mesi fa. Di contro, Groupon, la compagnia di Chicago leader mondiale nel settore del couponing, ha affermato di aver conseguito 805 milioni di dollari nella IPO conclusa lo scorso mese di novembre, con un boom iniziale del 31% delle prime settimane di negoziazione, prima di perdere il 42% rispetto ai picchi massimi.
Discorso similare per la Angie, una società di Indianapolis operante nel web-business, che ha conseguito un incremento di capitalizzazione di 132 milioni di dollari nella IPO di novembre, prima di perdere il 29%.
Casi concreti che hanno scoraggiato le sovra valutazioni di Zynga, riconducendo i vertici societari a una quotazione più bassa, ma probabilmente maggiormente mantenibile nel medio lungo periodo.