Toyota, l’ex leader mondiale del settore auto, ma ancora numero 1 nel Continente Asiatico, ha affermato che i propri profitti annui saranno inferiori del 54% rispetto a quanto in precedenza previsto, a causa del disastro naturale che ha coinvolto la Thailandia, irrompendo come elemento fortemente negativo nel flusso di produttività che la compagnia ha dovuto rimodulare nel corso delle settimane e dei mesi, e già messo a durissima prova dal tentativo di recuperare il terreno perso in seguito all’altro disastro naturale (il terremoto, e il successivo tsunami) che colpì l’arcipelago nipponico a marzo.
Ora, a causa delle alluvioni che hanno colpito la Thailandia, Toyota si trova costretta ad affrontare una carenza di componenti e di materie prime senza precedenti, che potrebbe condurre la compagnia giapponese a conseguire profitti in misura inferiore di 120 miliardi di yen (circa 1,55 miliardi di dollari) rispetto agli auspici iniziali.
Gli utili netti caleranno di 56 punti percentuali a 180 miliardi di yen nell’anno fiscale che terminerà a marzo del 2012, come affermato da un comunicato Toyota diffuso negli ultimi giorni. La ripresa delle attività caratteristiche di Toyota, sostengono gli analisti, sarà ben più lunga e complessa di quanto inizialmente previsto, e sarà resa ancor più critica dall’attuale valutazione dello yen, sostanzialmente forte nei confronti delle principali valute di riferimento, e pertanto in grado di influenzare negativamente l’export della compagine.
In seguito alle difficoltà cronicamente affrontate nel corso di questo esercizio, General Motors ha potuto cogliere l’opportunità di recuperare il gap negativo accumulato nei confronti di Toyota, recuperando quote di mercato negli Stati Uniti con la Chevrolet Cruze, e in Cina con la Buick Excelle. Le vendite GM sono così cresciute di 9,2 punti percentuali a 6,79 milioni di unità durante i primi tre trimestri dell’anno solare.