La decisione potrebbe forse spiazzare gli addetti ai lavori e gli azionisti, ma è praticamente definitiva: il Banco Popolare ha deciso di non esercitare l’opzione per acquistare nuovamente la quota del 10% relativa a un altro istituto di credito di stampo territoriale, il Credito Bergamasco. Questa operazione, infatti, doveva essere portata a compimento entro la fine del mese attualmente in corso e appena cominciato, ma a quanto pare non se ne farà nulla. Le indiscrezioni più accreditate, inoltre, hanno messo in evidenza una scelta di cui si era parlato anche nei giorni scorsi; in pratica, chi aveva escluso il riacquisto in questione aveva motivato il tutto con le conseguenze più negative dello stesso, vale a dire gli oneri non certo indifferenti che avrebbero gravato sugli indici patrimoniali attesi.
Secondo gli analisti, inoltre, l’istituto di credito deve ora concentrarsi maggiormente su altri aspetti, quali ad esempio il potenziamento del capitale, più urgente che mai in questi ultimi tempi, visto che l’ultimo deficit di bilancio è stato a dir poco preoccupante (l’importo complessivo è di 2,7 miliardi di euro). Le stime parlano con chiarezza di un Banco Popolare pronto a convertire il proprio titolo obbligazionario alla luce del capitale di dimensioni piuttosto ridotte. Il prezzo obiettivo, poi, dovrebbe ammontate a circa un euro.
Questa vicenda finanziaria è la seconda che coinvolge, nel volgere di poco tempo, il gruppo veronese: circa una settimana fa, infatti, era stata resa nota la produzione degli effetti civilistici delle fusioni per incorporazione presso i registri delle imprese. In quel caso, le altre banche coinvolte erano diverse, vale a dire la Banca Popolare di Verona, quella di Novara, la Cassa di Risparmio di Lucca, Pisa e Livorno, la Banca Popolare di Cremona e la Banca Popolare di Crema. Nel caso dell’istituto cremonese, inoltre, è stato riconosciuto anche il diritto di vendita, cioè l’acquisto delle azioni dall’incorporante.