Con il nuovo piano di aiuti, la Grecia è davvero salva?
Dopo un’estenuante seduta-maratona di negoziati e trattative, è stato raggiunto l’accordo per salvare la Grecia dalla bancarotta. Il secondo piano di salvataggio, il cui ammontare è pari a 237 miliardi di euro, al paese porta a più di 350 miliardi di euro in aiuti ad Atene, da quando la crisi è iniziata, due anni or sono. Chi paga?E che cosa? Ma soprattutto, quali sono le probabilità di successo di questa nuova operazione di salvataggio?
La prima parte del piano firmato Martedì mattina prevede un aiuto pubblico di 130 miliardi di euro principalmente sotto forma di prestiti. I paesi della zona euro saranno i principali contribuenti. Anche l’FMI dovrebbe metter mano al proprio portafoglio, ma deciderà l’ammontare dell’importo solo a metà marzo. In ogni caso, non dovrebbe essere superiore a 13 miliardi di euro, contro i 30 miliardi stanziati nel maggio 2010.
La seconda parte coinvolge i creditori privati, le banche e i fondi d’investimento, che detengono 210 miliardi del debito ellenico. Questi hanno accettato una perdita del 53,5% di tale importo, al fine di ridurlo a 107 miliardi di euro. Mai visto prima! In questo modo la Grecia sarà in grado di rimborsare i suoi 14,5 miliardi di euro di debito entro il 20 marzo, evitando di fatto un default. Entro il 2020, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe pertanto stabilizzarsi al 120,5%, contro il 160% di oggi. Senza l’accordo siglato Martedì, tale si sarebbe attestato al 160% nel 2020, insostenibile per le finanze del paese.
Qual è la contropartita chiesta alla Grecia? Il paese è più che mai sotto stretta sorveglianza. Il suo margine di manovra è oggi più limitato e per ottenere un nuovo aiuto internazionale, il governo di Atene ha dovuto adottare misure drastiche. Il piano di austerità adottato dal Parlamento infatti, prevede tra l’altro una riduzione del 22% del salario minimo (attualmente pari a 740 €), pensioni più basse e il licenziamento di 15.000 dipendenti pubblici.
Il piano di salvataggio “intende rafforzare la messa sotto tutela della Grecia e imporre una presenza permanente della missione della Commissione europea sul posto” per aiutare il paese a modernizzare il suo apparato statale, ha spiegato il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn. Segno di una completa perdita di fiducia degli europei nei confronti dei politici locali, Atene dovrà formalizzare, mettendolo nero su bianco nella Costituzione, che il servizio del debito rappresenta una priorità nazionale, inserendo una norma sull’importanza (e necessità) dei pagamenti delle scadenze del debito. I fondi saranno ospitati in un conto dedicato, una soluzione leggermente diversa, da un punto di vista tecnico, rispetto al conto bloccato, proposta inizialmente promossa e sostenuta da Francia e Germania, al fine di rimborsare le scadenze delle obbligazioni.
Negli anni a venire, vincoli e obblighi graveranno in maniera sempre più significativa. La squadra della troika, che comprende la Banca centrale europea, la Commissione Europea e l’FMI, attuerà controlli rigorosi delle procedure rigorose di bilancio in Grecia e del piano di privatizzazione. Quest’ultimo ha permesso di raccogliere solo 1,3 miliardi di euro, contro i 5 miliardi di euro previsti per lo scorso anno. La Commissione sta inviando decine di ispettori permanenti ad Atene per assicurarsi che tutto proceda in modo ordinato.
Per ora, di sicuro, la Grecia non cadrà in default. Secondo il capo dell’Eurogruppo, ci sono tutte le ragioni per essere ottimisti. “Abbiamo raggiunto un ampio accordo su un nuovo programma per la Grecia e su una partecipazione del settore privato che porterà ad una riduzione significativa del debito greco (…) per garantire il futuro della Grecia in seno all’area dell’euro “, ha dichiarato soddisfatto Jean-Claude Juncker.”Questo è un piano senza precedenti” che deve “garantire il futuro della Grecia nell’area dell’euro”, ha assicurato il leader dei ministri delle Finanze della zona euro al termine dei negoziati.
Ma le prossime settimane saranno cruciali. “Fino ad ora, i cittadini greci sembrano voler restare nella zona euro, ma con le misure di austerità supplementari rimarranno di questa idea o è verosimile pensare che cambieranno opinione? Sarà fondamentale osservare attentamente l’attuazione del piano di austerità così come la campagna elettorale che sta per iniziare, nel quadro delle elezioni previste ad aprile.
In nottata gli europei hanno strappato l’accordo che consente alla Grecia di evitare di cadere nel precipizio. Naturalmente, tutti sanno che la tregua è solo temporanea, e che Atene non ha risolto la sua partita più difficile. La crisi non è finita e la tragedia, sicuramente, continua….