Che accoglienza! Gli investitori hanno fragorosamente applaudito la prospettiva di un avvicinamento tra PSA Peugeot Citroen e General Motors (GM). Il titolo del produttore francese è schizzato del 20% nel corso della seduta alla Borsa di Parigi. Un balzo spettacolare, se si considera l’andamento del titolo PSA negli ultimi tempi, e il fatto che abbia perso metà del suo valore in un anno. Il connubio GM-PSA potrebbe trasformarsi nel nuovo Fiat-Chrysler …
Per ora il progetto è ancora poco chiaro. Il patron di PSA, Philippe Varin, ha presentato la notizia del partenariato strategico come “una buona notizia per il gruppo, perché ridurrebbe i costi di produzione dei veicoli”. PSA ha anche rilasciato una scarna dichiarazione confermando, senza citare la General Motors, che il gruppo ha esaminato “progetti di cooperazione e di alleanze”.Dopo la diffusione della notizia, l’esultanza della Borsa. Un’euforia che potrebbe indurre PSA e General Motors a concludere velocemente il progetto ma che, al contrario, potrebbe addirittura farlo deragliare. La famiglia Peugeot si mostra pronta a muoversi e questo potrebbe incoraggiare altri produttori a bussare alla porta, rimescolando le carte in tavola.
Nonostante la rimonta del titolo PSA nel corso della mattinata di Mercoledì, la lotta di potere tra il produttore francese e GM resta molto sbilanciata, e il rapporto di forze squilibrato. In Borsa, l’una vale 3,9 miliardi di euro, l’altro, General Motors, otto volte di più. La famiglia Peugeot è determinata a mantenere il controllo del suo gruppo: un’alleanza non può che comportare una componente del capitale marginale. Anche se Peugeot cedesse tutta la sua partecipazione (30,9% del capitale), non otterrebbe che il 4% di GM, o il 3% di tutto GM-PSA.
L’alleanza che sta emergendo potrebbe quindi essere più simile all’accordo siglato nel 2010 tra Daimler e Renault-Nissan. Renault e Nissan si sono presi ciascuno l’1,55% del gruppo tedesco il quale, in modo simmetrico, ha acquisito il 3,1% di ciascuno dei suoi due partner. Questo, di fatto, significa suggellare simboliocamente un accordo prima di tutto industriale, senza mobilitare fondi più utili altrove. Allo stesso modo, l’obiettivo di Philippe Varin non sarebbe quello di vendere l’azienda, quanto piuttosto quello di trovare un alleato con cui condividere alcuni costi e progetti specifici.
Le economie di scala sono una delle chiavi dell’accordo. Attualmente PSA sta perdendo soldi, soprattutto a causa delle difficoltà della sua divisione auto in Europa, dove le vendite sono state deludenti ed i costi sono troppo alti. Mutualizzare gli acquisti, almeno alcuni di essi, con una delle tre aziende leader a livello internazionale potrebbe portare a vantaggi sostanziali. Condividere una parte degli sforzi di ricerca e sviluppo permetterebbe inoltre di migliorare la struttura dei costi. Questo è uno dei successi dell’alleanza Renault-Nissan-Daimler, i tre partner che utilizzano sempre più componenti comuni.
L’alleanza potrebbe aiutare PSA a colmare il proprio gap (o ritardo) al di fuori dell’Europa, mentre il gruppo continua a vendere il 60% delle sue vetture nel vecchio continente. GM offrirebbe a PSA un’interessante posizione in Asia, dove General Motors rimane leader del mercato, e, naturalmente, negli Stati Uniti. PSA, in cambio, offrirebbe la sua competenza sui motori a benzina di piccole dimensioni e sui telai.
Ma i rischi di un matrimonio non sono tuttavia da sottovalutare. Innanzitutto, quello di uno scontro culturale tra francesi e americani. In secondo luogo le difficoltà di trovare un terreno comune tra un’azienda a conduzione familiare e una multinazionale il cui capitale è diviso tra il Tesoro Usa e dei fondi di investimento. Per non parlare della discrepanza di dimensioni tra i due gruppi: vista a Detroit, PSA sarà sempre una entità secondaria, ai margini dell’impero, un problema che affligge da molti anni Opel, la filiale europea che GM ha più volte considerato di vendere.