Lo Stato italiano ha concesso un prestito ad Alitalia quattro anni fa che non può che essere identificato che come un aiuto illegittimo: Bruxelles si era già pronunciata in questi termini diverso tempo fa e allo stesso tempo aveva anche richiesto di recuperare per intero la somma relativa a questo stesso aiuto, senza impedire comunque la vendita dei beni. Ora, anche il Tribunale dell’Unione Europea si è pronunciato alla stessa maniera su questa vicenda, andando quindi a respingere il ricorso che era stato presentato dalla celebre compagnia low-cost Ryanair, la quale aveva chiesto che vi fosse un annullamento definitivo.
I giudici comunitari hanno ritenuto che la Commissione stessa avesse all’epoca le competenze giuste per adottare una decisione del genere, spingendo a convincersi che la cessione vera e propria alla cordata Cai sarebbe stata posta in essere adottando il prezzo di mercato. Il vettore irlandese, invece, non era della stessa idea e con i suoi legali aveva fatto sapere che l’esame di Bruxelles dovesse essere ritenuto non sufficiente e completo per quel che concerne la cessione dei beni; questa posizione è derivata dal fatto che, essendo la vendita stessa collegata alla condizione della nazionalità italiana del soggetto acquirente, allora si sarebbe prodotta una riduzione del prezzo finale.
Insomma, Ryanair voleva far trionfare la tesi secondo cui la nazionalità dell’acquirente sarebbe stata una discriminante per l’operazione: una clausola del genere non è però stata riscontrata, anche perché l’invito a manifestare un interesse a tal proposito aveva riguardato nel 2008 sia il livello nazionale che quello internazionale. La valutazione, poi, è stata giudicata come del tutto indipendente, ragione per la quale il prezzo di mercato adottato in termini effettivi non poteva essere erroneo. Come ultimo elemento, infine, il Tribunale in questione ha anche voluto ricordare come tra Alitalia e Cai (Compagnia Aerea Italiana) non esistesse alcun tipo di continuità dal punto di vista economico e finanziario.