Il colosso finanziario americano Citigroup non ha rispecchiato le stime degli analisti sui risultati del primo trimestre ed ha perso il 2,3% di incassi (quantificati in 2,93 miliardi di dollari) nella sola prima parte dell’esercizio in corso. Un risultato che ha generato significativa delusione all’interno dei vertici aziendali, che illustrano una situazione di profonda incertezza e precaria stabilità dal punto di vista macroeconomico, specificando che si continuerà a gestire il rischio con “attenzione”.
I dati previsti sul fronte degli utili per azione parlano in proposito di un valore pari a 95 centesimi, inverso rispetto al rialzo previsto – ma mancato – a 1,02 dollari; a influenzare pesantemente sui risultati gestionali sono state le numerose svalutazioni, non controbilanciate dai ricavi del settore trading, triplicati rispetto alla fine del 2011.
Alla luce di quanto sopra, la terza banca americana si ritrova così in una situazione non certo felice, solo parzialmente rasserenata dalle dichiarazioni del CEO Vikram Pandit, che ha evidenziato la percezione di un miglioramento strutturale del gruppo.
In merito, la società, per poter superare con certezza tutti i test anti-fallimento previsti dalla Federal Reserve, ha proceduto alla vendita delle quote ad Akbank Tas, ad un gruppo di Shanghai e ad un’altra corporate con sede nella metropoli indiana di Mumbai.
I dati sui conti Citigroup seguono così gli incoraggianti dati di JPMorgan e Wells Fango, in attesa delle statistiche di Bank of America (che verranno pubblicate probabilmente nella settimana in corso). Il colosso finanziario, precedentemente agli aggiustamenti contabili, poteva contare su utili pari ad 1,11 dollari per azione. Nelle ore successive all’annuncio di tali informazioni quantitative, prima dell’apertura dei mercati, il titolo azionario cedeva 1,5 punti percentuali.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi di questo andamento societario, e dell’intero comparto finanziario americano.
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