Il Made in Italy agroalimentare perde i pezzi

 Il Made in Italy sta dimostrando sempre di più di non meritare il proprio nome: in effetti, le eccellenze alimentari del nostro paese vivono da diverso tempo una situazione piuttosto critica dal punto di vista finanziario, tanto che si sono rese necessarie le cessioni all’estero. Ne sono un chiaro esempio le tre che sono state realizzate nel corso degli ultimi dodici mesi, una testimonianza tangibile delle condizioni di “salute” non proprio eccelse. L’allarme è stato lanciato dal numero uno della Coldiretti, Sergio Marini, il quale ha voluto porre l’accento su questo problema nel corso della Fieragricola che si sta tenendo in questi giorni a Verona. La manifestazione, tra l’altro, offre ampio spazio proprio al Made in Italy, ma gli allestimenti non possono che risentire di questa inversione di tendenza.

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Panasonic stima perdite ingenti

 Panasonic, uno dei leader internazionali della tecnologia applicata all’elettronica di consumo, sta portando in peggioramento le proprie stime sui risultati di fine anno. Stando a quanto affermato dalla società, infatti, l’esercizio fiscale si chiuderà con una perdita netta pari a 780 miliardi di yen (circa 10,2 miliardi di dollari), come naturale conseguenza di alcune determinanti fondamentali tra cui non può che spiccare il rallentamento della crescita economica internazionale, e la pressione negativa esercitata sul fronte produttivo dalle inondazioni delle fabbriche in Thailandia

Si tratta, a ben vedere, di un peggioramento molto significativo delle precedenti stime, che invece davano una perdita netta di 420 miliardi di yen. Ricordiamo in proposito come la previsione si riferisca all’attuale esercizio fiscale, in chiusura nel mese di marzo, e come – qualora trovasse conferma – la perdita 2012 sarebbe la più grave della storia di Panasonic: fino ad oggi, infatti, l’azienda (nata nel 1918) aveva incontrato il proprio anno peggiore nel 2002, con una perdita di 428 miliardi di yen.

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Un’unica offerta per l’acquisizione di Arenaways

 L’offerta più papabile per il salvataggio di Arenaways non poteva che essere quella del suo fondatore, Giuseppe Arena: la compagnia ferroviaria di Alessandria è infatti sottoposta alla procedura fallimentare dalla scorsa estate e la cordata formata dallo stesso Arena, da un altro gruppo di imprenditori e dalla Ambrogio, società attiva nel settore della logistica, sembra essere quella più vicina alla soluzione finale. Tra l’altro, si tratta dell’unica offerta che è stata presentata in tal senso nel corso della giornata di oggi, non una data casuale, ma l’apertura ufficiale delle buste davanti al giudice fallimentare. Non si conosce, però, l’ammontare esatto che verrà raggiunto per dare ossigeno alla società privata in questione; le uniche indiscrezioni che vi sono in tal caso parlano chiaramente di una cifra che non sarà inferiore ai 7,5 milioni di euro, l’importo che è stato fissato dallo stesso tribunale come valore più adeguato.

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Rossi (Banca d’Italia) approva le liberalizzazioni

 Qual è il giudizio della Banca d’Italia sulle liberalizzazioni? Secondo quanto espresso dal vicedirettore generale di Palzzo Koch, Salvatore Rossi, non si può che esprimere un parere positivo sul decreto in questione, come appunto è avvenuto nel corso dell’audizione al Senato. In particolare, lo stesso Rossi ha sottolineato come l’insieme delle misure può far sicuramente avanzare la concorrenza in tutti quei mercati in cui essa è possibile. Inoltre, bisogna proseguire in questa direzione, anche se gli effetti benefici non potranno essere notati nell’immediato, ma in questo momento l’economia del nostro paese ha bisogno di uscire da questa sua situazione stagnante. Il vicedirettore ha esaminato a fondo tutti i provvedimenti che sono inseriti in tale legge, precisando però sin dal primo momento della sua audizione che la concorrenza è un requisito essenziale per ottenere l’equità sociale.

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Europa blocca fusione tra NYSE e Deutsche Börse

 Mercoledì mattina a Bruxelles, i commissari europei hanno votato contro la proposta di fusione tra la Deutsche Börse e l’operatore NYSE Euronext. La Commissione europea ha stimato che l’operazione avrebbe “danneggiato in maniera significativa la concorrenza”.

NYSE Euronext e Deutsche Börse catturano oltre il 90% delle transazioni di derivati effettuate sui mercati dedicati, attraverso ​​Liffe ed Eurex. Entrambi gli operatori possono ricorrere alla Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo, ma il processo potrebbe richiedere da uno a due anni.

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Il gruppo Astaldi si affida alle miniere del Cile

 Il gruppo Astaldi, società per azioni romana che è celebre per le sue opere ingegneristiche, sta guardando con decisione al territorio sudamericano: in effetti, gli ultimi business di successo della società in questione sono stati portati a termine in Cile con due contratti che si riferiscono a una impresa locale, la Corporacion Nacional del Cobre de Chile. Non si tratta di semplici operazioni, ma di trattative molto importanti e strategiche, visto che l’importo complessivo che è stato raggiunto in questo caso è stato vicino ai 420 milioni di dollari, non certo una cifra di poco conto. C’è comunque da dire che non si sta parlando di una vera e propria new entry, dato che Astaldi è presente nella nazione andina da quasi quattro anni.

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Disoccupazione record in Eurozona

 La disoccupazione in zona euro è salita al suo livello più alto da quando la moneta unica è stata introdotta. Questo è quanto hanno messo in luce i dati rilasciati Martedì, all’indomani delle promesse fatte dai leader europei a Bruxelles in materia di  di lavoro. La creazione di milioni di nuovi posti dovrebbe infatti rappresentare oggi la prioritò rilanciare un’economia europea stagnante e sull’orlo della recessione.

Il tasso di disoccupazione destagionalizzato, tra i 17 paesi che condividono l’euro, è balzato al 10,4 per cento nel mese di dicembre, secondo quanto riportato dall’Ufficio di statistiche europeo, l’Eurostat. Si tratta del livello più alto dal giugno 1998, prima dell’introduzione dell’euro, avvenuta nel 1999.

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Utili Santander in calo del 35%

 L’utile netto della spagnola Santander, la più grande banca della zona euro per capitalizzazione di mercato, è crollato dell 35 per cento lo scorso anno, a € 5,35 miliadi, dagli 8,18miliardi di euro registrati nel 2010. Gli analisti si attendevano un utile di circa 7 miliardi.

Il collasso del mercato immobiliare (che ha deteriorato il protafoglio di assets) e la crisi del debito della zona euro hanno continuato ad erodere guadagni dell’istituto, costretta ad accantonamenti straordinari.

I ricavi sono cresciuti del 5%, portandosi a 44,26 miliardi. La banca spagnola ha un Core Tier 1 ratio già superiore al 9%, limite imposto dall’Eba, alla luce della nuova regolamentazione europea, e precisamente pari al 10,02%. I costi sono aumentati del 9% a 19,9 miliardi di euro, con un efficiency ratio del 44,9%. Gli impieghi sono saliti del 4% mentre i depositi del 3 per cento.

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Intesa Sanpaolo è tra le aziende più sostenibili al mondo

 Intesa Sanpaolo può vantare un record che non è da tutti: in effetti, l’istituto di credito di Torino è riuscito a conquistare per il terzo anno consecutivo un posto nella classifica delle aziende più sostenibili a livello internazionale. L’elenco ricomprende ben cento imprese di ogni settore, in base al giudizio che è stato espresso dalla compagnia Corporate Knights, una rivista che ha sede in Canada e che si occupa proprio di tematiche che sono strettamente legate all’ambiente (il cosiddetto capitalismo sostenibile per la precisione). Il riconoscimento è senza dubbio prestigioso, soprattutto per il fatto che è stato ottenuto in più occasioni, una sorta di testimonianza dell’impegno del gruppo in tale ambito. Tra l’altro, se si vuole essere ancora più dettagliati, bisogna precisare che Intesa Sanpaolo è una delle sei banche mondiali che sono presenti in questa classifica, oltre che l’unica azienda del nostro paese che è riuscita a entrarvi.

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Banca Leonardo annuncia la distribuzione dei dividendi

 I dividendi che verranno distribuiti da Banca Leonardo ammontano a ben 182 milioni di unità: l’operazione andrà ovviamente a coinvolgere i soci del gruppo in questione, ma bisogna ricordare che non ci si limiterà soltanto a questo, visto che vi sarà spazio anche per la distribuzione delle riserve. Tutti questi importi andranno ad aggiungersi ai novantatre milioni di acconto che si riferisco all’esercizio dello scorso anno e il cui stacco ha avuto luogo a novembre. Che cosa devono attendersi gli azionisti di Banca Leonardo? Come stanno riportando in maniera abbastanza diffusa le indiscrezioni di stampa, il consiglio di amministrazione è intenzionato a proporre all’assemblea un dividendo ben preciso, il cui ammontare finale sarà di quaranta centesimi di euro per ogni singolo titolo azionario di categoria A; soltanto per fare un esempio e un raffronto utile, c’è da dire che la distribuzione del 2010 aveva previsto un dividendo di appena dodici centesimi.

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