Per l’acquisizione della rete Tim è possibile considerare il fondo KKR in vantaggio? Di certo e quel che si riesce facilmente a pensare in base alle indiscrezioni stampa che giungono fino a noi.
KKR in vantaggio per Tim?
Tim ha fatto sapere qualche giorno fa di avere iniziato l’esame delle offerte ricevute per l’acquisizione del bundle rete fissa più Sparkle. Il periodo di analisi finirà il prossimo 22 giugno, dopodiché si scoprirà effettivamente verso quale offerta l’azienda abbia deciso di muoversi.
Con una nota il cda ha fatto sapere che nessuna decisione è stata presa a oggi. Ma secondo molte fonti l’offerta di KKR viene attualmente considerata in vantaggio. E la ragione sta nel fatto che il fondo americano avrebbe presentato un importo maggiore nella sua offerta non vincolante, pari a 23 miliardi di euro.
Senza contare che è stata palesata una possibile alleanza con il fondo infrastrutturale F2i che potrebbe far salire ancora la proposta. Tra i dati noti vi è quello dell’innalzamento dell’offerta di KKR per Tim di circa due miliardi. Il quale porterebbe il totale a un livello più alto di quello offerto dalla cordata di Cassa depositi e prestiti e Macquirie, pari a 19,3 miliardi.
In entrambi i casi siamo ancora lontani dalla richiesta di 31 miliardi di Vivendi, il primo azionista di Tim. Va detto che, a prescindere o meno dell’adeguatezza secondo i francesi delle offerte, si dovrebbe essere arrivati alla fine di questo momento di contrattazione.
Da risolvere il nodo Vivendi
Tutto starebbe nelle mani del consiglio di amministrazione di Tim che potrebbe comunque votare per la cessione della rete. Come potrebbe non farlo. Al netto delle eventuali problematiche interne con Vivendi, che tra le altre cose ha visto entrare nel board Alessandro Pansa, presidente di Sparkle piuttosto che il suo Luciano Carta.
A prescindere da un ipotetico innalzamento ulteriore da parte di KKR in caso di unione con l’altro fondo sarà importante comprendere cosa effettivamente vorrà fare Vivendi. Sono diverse infatti le strade che possono aprirsi, tra le quali quello di bloccare direttamente la vendita della rete di Tim in assemblea. A prescindere dalla decisione presa dal consiglio di amministrazione.
Non dobbiamo dimenticare tra l’altro che il Governo, in casi come questi può anche decidere di applicare il Golden Power. È l’Esecutivo attualmente pronto a sostenere la vendita di questo asset a una maggioranza americana? Sono tante le questioni che devono essere affrontate e risolte. Di certo sarebbe ora che anche il dossier Tim venisse chiuso onde evitare ulteriori sprechi.