ROMA – Non c’è crisi che tenga: la corsa del caro affitti continua interperrita, nonostante la maggiore offerta di locali. Nell’ arco di dieci anni, dal 1999 ad oggi, i prezzi richiesti per gli affitti sono cresciuti del 130% e del 145% nelle grandi città. Da una ricerca effettuata dalla CGIL e dal SUNIA (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini e Assegnatari) su un campione di 10.000 offerte abitative, oggi, chi si appresta a stipulare un contratto di locazione pagherà in media 1.100 euro al mese. Più di un mutuo.
Oltre al canone sono salite anche la domanda e l’ offerta di case in affitto. Aumentano le offerte per tagli piccoli e sopratutto bilocali situati in zone periferiche.
Redazione
Shopping anti-crisi, tra vecchie abitudini e nuove mode per pagare di meno
Feste dedicate al baratto, siti dove noleggiare borse trendy, cooperative di amiche con la stessa taglia che fanno acquisti in comune… ma anche corsi di … Read more
Misure anti-crisi: la Regione Toscana approva i contributi per i disoccupati e per i mutui sulla casa
Un forte segnale quello lanciato dalla Regione Toscana: la Giunta ha infatti approvato le misure anti-crisi per venire incontro alle categorie più disagiate. I primi provvedimenti approvati riguardano i disoccupati e i titolari di mutui per l’ acquisto della casa. Un pacchetto che vuole dare sostegno al sistema economico ed alle persone in grave difficoltà economica.
Come? Contributi una tantum alle persone colpite dagli effetti della crisi economica e finanziamenti alle aziende per uscire, attraverso l’ innovazione, dalla morsa della congiuntura negativa. La giunta regionale, riunita a Villa La Quiete, ha varato il pacchetto di misure predisposte per il sostegno ai settori maggiormente in difficoltà. Più di seimila i beneficiari.
Milano, sfilate e pret-à-porter in crisi e Swarovski va in Cina. La moda guarda al low-cost
Il 2009 parte decisamente sottotono per la moda milanese. La crisi economica, insomma, si fa sentire: le sfilate di Milano Moda Donna, in programma da 25 febbraio al 4 marzo, sono state “accorciate”, mentre Milano Unica, il salone del tessile che si è appena concluso a FieraMilanoCity, ha registrato il 20% in meno di presenze. Così, mentre Swarovski taglia 150 posti di lavoro e pensa di trasferire le sue fabbriche dalle alpi austriache in Cina, gli stilisti italiani pensano di seguire l’ esempio dei marchi cheap&chic: la moda low-cost sembra essere l’ ultima frontiera per sfidare la crisi.
Facebook compie 5 anni, ma il social network più famoso del mondo non guadagna. MySpace il più pagato
Facebook, il social network più famoso del mondo, nasceva nel febbraio del 2004 dall’ intuizione di Mark Zuckerberg. Non un ingegnere della Silicon Valley, bensì un facoltoso e assai capace studente diciannovenne della Harvard University, aiutato da Dustin Moscovitz e Chris Hughes. Il social network era stato creato come rete virtuale per mantenere i contatti tra ex compagni di classe ed ha catturato oltre 150 milioni di iscritti in tutto il mondo. Ogni persona ha in media di 120 amici, con i quali chattare on line. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: un fatturato che stenta a decollare.
I 210 milioni di dollari di ricavi stimati per il 2008 – e i 230 milioni previsti dalla società di ricerca eMarketer per quest’anno – sono infatti poca cosa rispetto ai numeri che muove Facebook.
Dar Fur, dove il denaro non conta: qui il lavoro viene pagato in birra
Non è una novità, ma in pochi lo sanno: nel Dar Fur, un’ ampia regione del Sudan centromeridionale, verso i confini con il Ciad, i coltivatori musulmani vengono pagati in birra.
Quest’ area, infatti, è costituita da un massiccio montagnoso dove i coltivatori musulmani usano la tecnica del bastone da scavo per coltivare principalmente il miglio. L’ allevamento è scarso ed ogni famiglia è lagata alle altre con obblighi reciproci.
La particolarità di quest’ area è che vige un doppio sistema di scambio: nel primo circolano lavoro e birra associati a miglio e case; nel secondo denaro e altri beni di mercato.
Crisi: Panasonic taglia 15.000 posti di lavoro e chiude 27 impianti
TOKYO – Panasonic annuncia il taglio di 15 mila posti di lavoro e la chiusura di 27 impianti per contrastare gli effetti della crisi economica globale.
Panasonic è soltanto l’ ultimo colosso dell’ elettronica giapponese a cedere, in ordine di tempo, sotto i colpi della crisi economica internazionale dopo Sony, Hitachi, Toshiba e Nec, avviandosi al primo rosso in sei anni. Il gruppo di Osaka ipotizza un disavanzo al 31 marzo prossimo di ben 380 miliardi di yen (3,2 miliardi di euro), per effetto – si legge in una nota – “del continuo peggioramento della domanda sui mercati e alla risalita dello yen verso le principali valute’“.
Lo sviluppo per il turismo italiano? Arriva da Abu Dhabi, parola della Brambilla
Dagli sceicchi arabi arriva la risposta alla crisi del turismo italiano: il sottosegretario al Turismo Michela Brambilla, in missione istituzionale ad Abu Dhabi, ha annunciato … Read more
Annullate le multe dell’antitrust a 20 istituti di credito italiani per pratiche scorrette sulla portabilità dei mutui
Il Tar ha annullato le multe che erano state inflitte alle banche sulla portabilità dei mutui: nulla la denuncia di Altroconsumo.
Si trattava di multe per quasi dieci milioni di euro inflitte dall’ Antitrust a venti istituti di credito italiani per pratiche commerciali scorrette sulla portabilità gratuita dei mutui. A deciderlo è stata la prima sezione del Tar del Lazio che ha accolto i ricorsi delle venti banche. Si attendono ora le motivazioni della sentenza.
A rivolgersi ai giudici amministrativi erano state Credito Artigiano (multata per 250 mila euro), Banca Carige (420 mila), Bnl (450 mila), Banca Nuova (440 mila), Antonveneta (460 mila), Banca Popolare di Vicenza (440 mila), Deutschebank (500 mila), Bpm (420 mila), Banca Popolare di Sondrio (410 mila), Banca Sella (300 mila), Unicredit Banca (500 mila), Unicredit Banca di Roma (500 mila), Banco di Sicilia (450 mila), Bipop Carire (420 mila), Montepaschi (350 mila), Intesa San Paolo (480 mila), Banca Popolare di Bergamo (450 mila), Credito Emiliano (420 mila), Bpl (350 mila) e Banca Popolare Verona (320 mila).
Inflazione in calo, a gennaio 1,6% con il cambio del paniere Istat e la BCE lascia il costo del denaro al 2%
ROMA – L’inflazione a gennaio è scesa all’ 1,6%, rispetto al 2,2% dello scorso dicembre. I livelli dell’inflazione sono tornati a quelli dell’ agosto 2007. Lo ha comunicato l’ Istat sulla base delle prime stime, sottolineando che anche i prezzi su base mensile sono scesi dello 0,1%. Tuttavia, bisogna considerare che questo risultato è stato ottenuto in conseguenza del cambio del calcolo del paniere Istat. Nel frattempo, da Francoforte arriva la notizia che la Banca centrale europea ha lasciato invariato al 2% il costo del denaro in Europa.
I TASSI DI INTERESSE IN EUROPA
I tassi di interesse in Europa rimangono comunque al minimo storico, toccato il 5 giugno del 2003. Alla luce della decisione della Bce, il tasso sui depositi resta invariato all’1% e quello marginale al 3%. Il differenziale fra il costo del denaro negli Stati Uniti e quello nell’ area dell’ Euro rimane sul 2%, tenuto conto che la Fed ha praticamente azzerato il tasso sui Fed Funds fissando un range compreso tra zero e 0,25%.