Premafin alle prese con le dimissioni di due consiglieri

 Premafin non smette di far parlare di sé: la holding che fa capo alla famiglia Ligresti ha ricevuto proprio nel corso della giornata di ieri le dimissioni irrevocabili di ben due consiglieri di amministrazione, vale a dire Riccardo Flora e Gualtiero Giombini. Che cosa comportano queste novità per la società a cui si sta facendo riferimento? Nel dettaglio, la comunicazione che la stessa Premafin ha reso pubblica è stata molto precisa, visto che è stato spiegato come le dimissioni in questione abbiano una efficacia che è condizionata alla mancata sottoscrizione e alla liberazione in forma integrale e completa da parte di Unipol Gruppo Finanziario dell’aumento di capitale.

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Mercato IPO dopo Facebook

 Sulla scia della deludente performance post-IPO di Facebook, una delle domande che vien da porsi è se non si stato definitivamente inferto un colpo mortale al mercato delle IPO delle aziende high tech.

Con poche eccezioni, come LinkedIn, le azioni di molte società tecnologiche hanno fallito dopo aver iniziato la loro avventura pubblica ed essere sbarcata in Borsa. Alcuni esempi includono Groupon e Zynga, cui è stata fatta un sacco di pubblicità, sino a sfiorare la montatura giornalistica, ma che sono crollati subito dopo le rispettive IPO.

Questo non vuole suggerire che tutte le offerte al pubblico del settore high tech siano ora condannate, ma accende sicuramente i riflettori su tre aspetti:

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Petrolio: nuovi oleodotti anti Iran

 Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno aperto nuovi oleodotti bypassando lo Stretto di Hormuz, la cui importanza geopolitica è tale che Cyrus Vance, ex segretario di stato americano, l’ha definito “la vena giugulare del West”. Lo stretto,  la cui costruzione era iniziata il 18 marzo del 2008 ed è stata completata alla fine dello scorso mese, rappresenta infatti  la corsia di trasporto che l’Iran ha ripetutamente minacciato di chiudere. Da qui passa il petrolio estratto negli Emirati, in Iran, in Irak, in Kuwait. La mossa rischia di ridurre il potere di Teheran sui mercati petroliferi.

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Impregilo in fermento in attesa dell’assemblea di domani

 C’è una data che gli azionisti di Impregilo stanno attendendo con impazienza: si tratta della giornata di domani, quando l’azienda milanese attiva nel settore delle comunicazioni potrà far svolgere la propria assemblea, la quale è stata rinviata di cinque giorni rispetto al 12 luglio scorso. Per l’appunto, come richiesto espressamente dalla Consob (Commissione Nazionale di Società e Borsa), i soggetti che sono legittimati in questo caso all’intervento e al voto sono tutti quegli azionisti rispetto a cui le comunicazioni dell’intermediario sono giunte alla società lombarda entro la fine del terzo giorno di mercato aperto che precede il 12 luglio.

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Wells Fargo profitto record

 Wells Fargo ha registrato un profitto record nel secondo trimestre in aumento del 17% rispetto all’anno precedente, beneficiando di un calo dei tassi d’interesse e del crescente utilizzo di un programma governativo di rifinanziamento. Wells ha ampliato le sue operazioni a Wall Street, come i prestiti commerciali, ma ha continuato a fare affidamento sul suo core business, il consumer banking, e in particolare sulla sua divisione mutui ipotecari.

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Le casse vuote della Fondazione Manodori

 La Fondazione Pietro Manodori, ente privato senza scopo di lucro e che fa capo alla Cassa di Risparmio di Reggio Emilia, sta vivendo una delle fasi più delicate della propria storia: non è un caso, infatti, se l’ultima riunione del consiglio generale ha fatto emergere la totale assenza di denaro per le erogazioni dei prossimi mesi e dei prossimi anni. Come è possibile che le casse di un ente dalla tradizione storica così lunga siano vuote?

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Le prospettive future del gruppo Veneto Banca

 Sono giorni di lavoro molto intenso all’interno del gruppo Veneto Banca: come ha chiaramente fatto intendere Vincenzo Consoli, amministratore delegato dell’istituto di Montebelluna, la società ha un forte bisogno di essere rivista da alcuni punti di vista, dato che molti costi vanno senza dubbio contenuti, cercando di guadagnare allo stesso tempo la maggiore efficienza possibile, nonostante il momento attuale sia piuttosto incerto per quel che concerne il mercato.

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Libor: scandalo da 22 milliardi di dollari

 Il “Liborgate” potrebbe costare molto caro alle banche coinvolte nello scandalo. Fino a 22 miliardi di dollari tra sanzioni e danni a investitori e controparti, secondo le stime di Morgan Stanley. Barclays  ha pagato 456 milioni di dollari il mese scorso alle autorità statunitensi e britanniche per aver tentato di manipolare il tasso di prestito interbancario, il London Interbank Offered Rate,  punto di riferimento per 360 trilioni di dollari in derivati, prestiti e mutui.

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