L’Oreal chiude trimestre positivo

 Buone notizie per L’Oreal, il principale produttore mondiale del settore della cosmetica. La società ha infatti dichiarato di aver concluso il primo trimestre dell’anno con ricavi in incremento di 9,4 punti percentuali a 5,64 miliardi di euro, contro previsioni dei principali analisti pari a 5,53 miliardi di euro. I ricavi da vendite e da prestazioni sono cresciuti in tutte le macro aree, con un picco di fatturato nella zona Asia Pacifico. La divisione con le migliori performance della compagnia è invece quella dei prodotti di maggior pregio.

“Il mercato mondiale della cosmesi rimane particolarmente forte, e il trend sembra essere favorevole per tutti i brand” – ha dichiarato il presidente e amministratore delegato Jean Paul Agon – “Mentre lo scenario economico rimane particolarmente incerto, i primi tre mesi hanno rafforzato la nostra fiducia nella apacità del gruppo di superare le performance del mercato durante il 2012, rafforzando altresì la posizione globale, e potendo altresì archiviare un altro anno di crescita nei ricavi e nei profitti”.

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Utili in crescita per JP Morgan

 Il colosso americano JP Morgan ha chiuso la prima parte dell’anno con un utile pari a 5,4 miliardi di dollari. La nuova strategia aziendale, ed il fatto che i tassi di interesse siano lievemente scesi, hanno riacceso la fiducia delle famiglie statunitensi, che con maggiore facilità riescono ad avere accesso al credito, potendo riprendere ad effettuare acquisti anche di elevato valore. Un discreto miglioramento del comparto occupazionale accresce inoltre le speranze di una ripresa economica generalizzata.

Tornando a JP Morgan, l’utile si è rivelato ben superiore alle precedenti previsioni,  e le azioni sono lievitate da un iniziale profitto di $1,28 a ben $1,31; notizie più che positive per il CEO Jamie Dimon, che è riuscito a sfondare il settore dei mutui con un +2 miliardi rispetto all’anno precedente, grazie anche alla scelta – da parte di una folta platea di famiglie, di procedere a operazioni di rifinanziamento.

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IBM compra Varicent Software

 Stando a quanto emerge a mezzo stampa, la IBM (International Business Machine) avrebbe accettato di concludere un accordo che la porterà a rilevare la società Varicent Software, una compagnia canadese specializzata nella realizzazione di software di analisi dati e statistiche, che dovrebbe aiutarla a poter gestire al meglio le performance di vendita e di remunerazione delle proprie strutture.

Grazie a questa transazione, l’esperienza e la competenza della Varicenti potrebbe terminare all’interno dei piani alti della IBM, permettendo alla società di poter determinare i carichi di lavoro e le retribuzioni della forza lavoro in maniera più idonea al perseguimento dei propri programmi aziendali. La transazione è stata recentemente confermata dalla stessa società americana in un comunicato stampa pubblicato ad Armonk, New York, sede della IBM, che non contiene tuttavia gli attesi dettagli economici dell’operazione.

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Angry Birds fa rotta verso la Cina

 La Rovio Entertainment Oy, società nota in tutto il mondo per aver creato il fenomeno ludico “Angry Birds”, diffusissimo su tanti dispositivi mobili, starebbe conducendo delle importanti trattative con alcuni potenziali partner cinesi come la Baidu e la Sohu, allo scopo di poter aggredire al meglio il mercato più importante del mondo in termini di crescita sul web.

Le trattative starebbero riguardando altresi alcuni nuovi metodi di distribuzione per il mercato cinese, come d’altronde confermato dal vicepresidente di Rovio Asia durante una recente intervista concessa ad Hong Kong. La società finladense sta anche conducendo ulteriori trattative con la Renren, dopo aver iniziato a lavorare in partnership con la Tencent Holdings, la Sina Corp., la Youku e la Qihoo 360 Technology.

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Attesa per domani la firma per la bonifica di Venezia-Porto Marghera

 Bisognerà attendere fino alla giornata di domani per la fondamentale firma che andrà a riguardare il programma per la bonifica della zona di Venezia-Porto Marghera e le altre aree industriali vicine: si tratta per l’appunto di un accordo da cui si spera di ottenere delle evoluzioni positive, visto che si andranno a sfruttare tutti i cambiamenti che sono intervenuti dal punto di vista normativo nell’ambito del rispristino ambientale. La zona in questione potrebbe addirittura diventare un modello, un esempio virtuoso da seguire per quel che concerne i vari siti di interesse nazionale, meglio noti con l’acronimo Sin. Come è strutturato nel dettaglio questo specifico piano?

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Il 50% delle imprese italiane fallisce nei primi cinque anni

 Il fatto che ben il 50% delle imprese italiane (la metà esatta dunque) si ritrova in uno stato di fallimento nel giro dei primi cinque anni di vita non fa certo dormire sonni tranquilli: il dato in questione, preoccupante e triste allo stesso tempo, è stato diffuso dalla Cgia di Mestre, l’associazione che rappresenta le aziende di piccole dimensioni e gli artigiani. Volendo essere più precisi, la stessa confederazione ha sottolineato come una percentuale così alta rispecchi la difficoltà enorme e grave che stanno affrontando queste imprese, in primis quelle che sono gestite e comandate da imprenditori alle prime armi. Si tratta soltanto di semplice inesperienza oppure la crisi economica internazionale ci sta mettendo uno zampino gigante?

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Carlyle fa rotta verso Wall Street

 Carlyle, uno dei massimi big mondiali del private equity, ha fatto rotta verso Wall Street. Obiettivo ultimo della compagine è infatti quello di sbarcare sui mercati regolamentati con una valorizzazione di quasi 8 miliardi di dollari, con uno sconto di un quarto rispetto a quanto sostiene il prospetto consegnato alla Sec, l’autorità di Borsa americana. Una capitalizzazione che la separerebbe in maniera molto (troppo?) significativa dalla rivale Blackstone, che è invece valorizzata, attualmente, nella misura di 16 miliardi di euro.

Ad ogni modo, pare che Carlyle, in Borsa, ci voglia andare proprio a tutti i costi: per tale motivo è pronta ad accettare uno sconto molto ingente, pari anche al 25% dei reali valori. “Ha bisogno di nuovi investitore” – dichiara al media Bloomberg una fonte anonima che si preannuncia essere molto vicina all’operazione – “e per farlo è disposta a concedere un buono sconto sul suo valore”.

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Nokia taglia le previsioni sui margini di redditività

 Nokia è stata pressochè costretta a rivedere le proprie prospettive di crescita. La motivazione risiede nel forte calo di remuneratività da parte della divisione che si occupa della vendita dei dispositivi telefonici e dei servizi annessi. Una revisione delle stime che ha condotto il titolo finlandese in decisa contrazione, con contemporanei problemi – negli Stati Uniti – per quanto concerne il nuovo modello Lumia 900.

In maniera più specifica e dettagliata, Nokia ha dichiarato che le stime di margine operativo non-Ifrs sono ora negativa di quasi 3 punti percentuali, contro precedenti previsioni di sostanziale pareggio (più o meno 2 punti percentuali). Nel corso del solo secondo trimestre la divisione telefonica dovrebbe conseguire un margine operativo in linea, o addirittura peggiore, di quanto già revisionato per il primo trimestre del nuovo anno.

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Consumi petroliferi in deciso calo a marzo

 C’è un consumo specifico che non sta andando bene nel nostro paese, nonostante i rincari dei relativi prodotti: si tratta delle performance italiane del petrolio, le quali hanno fatto registrare un vero e proprio crollo lo scorso mese di marzo. Questa constatazione è stata resa possibile grazie ai dati che sono pervenuti direttamente dall’Unione Petrolifera. Entrando nel dettaglio, i consumi in questione si sono attestati sui 5,4 milioni di tonnellate, una riduzione piuttosto evidente rispetto a quanto conseguito nello stesso periodo di un anno fa (645mila tonnellate e 10,7 punti percentuali in meno per la precisione). I vari prodotti, poi, hanno contribuito in diversi modi a questo tracollo; ad esempio, tra i prodotti da autotrazione, la benzina ha ceduto il 9,5%, con 75mila tonnellate in meno nel confronto con il 2011, mentre il gasolio ha perso meno punti percentuali (-8,4%), ma molto di più in termini quantitativi (186mila tonnellate nel complesso).

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Governo USA porta Apple in tribunale

 Apple è stata trascinata in tribunale dal governo americano. La causa? L’apertura di un fascicolo per la violazione della legge antitrust contro il colosso informatico californiano, e contro cinque case editrici, accusate di aver formato un cartello per incrementare il prezzo dei lettori di libri elettronici e degli stessi e-book, tentando in tal modo di tagliare fuori dal mercato primario Amazon, e il suo modello di pricing certamente più aggressivo.

Per il motivo di cui sopra il Dipartimento di Giustizia statunitense ha lanciato l’azione legale nei confronti di Harper Collins, Hachette, Macmillan, Penguin e Simon & Schuster. Un’azione che pare abbia già trovato ampiamente pronte le parti in causa, con indiscrezioni delle ultime ore che asseriscono come la Apple, la Macmillan e (forse) la Penguin sarebbero intenzionate a difendersi sostenendo che gli accordi avrebbero contribuito a incrementare la competizione nel settore a scapito di un (quasi) monopolista come la Amazon.

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