Oracle, utili e vendite deludono gli analisti

 Oracle ha subito un brusco calo alle negoziazioni azionarie tedesche, a causa della pubblicazione di dati particolarmente negativi sul fronte delle vendite e dei profitti: il fatturato e l’utile lordo si sono assestati su un livello inferiore alle stime degli analisti, trascinati al ribasso da una domanda in fase calante per quanto concerne i server, i database, e altri applicativi utilizzati dalla clientela privata e imprenditoriale.

I profitti si sono così abbassati a quota 54 centesimi per azioni nel trimestre terminato il 30 novembre 2011, su ricavi pari a 8,81 miliardi di dollari, come confermato da un comunicato stampa pubblicato dalla società poche ore fa. Gli analisti avevano invece previsto profitti per 57 centesimi per azione, e vendite per 9,23 miliardi di dollari. Risultati significativamente inferiori agli auspici, che hanno parzialmente deluso le attese degli stakeholders e, soprattutto, degli azionisti.

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Ferrero, il bilancio civilistico si chiude in positivo

 Il Natale è sempre più vicino e di questi tempi non è raro pensare al cibo e alle tavole da imbandire: dunque, il discorso relativo ai profitti della Ferrero casca praticamente a fagiolo, visto che l’azienda piemontese ha comunicato i dati di chiusura del proprio bilancio civilistico (si tratta del documento che viene chiuso alla data del 31 agosto). Nel dettaglio, il colosso alimentare di Alba è riuscito a far registrare un fatturato pari a ben 2,5 miliardi di euro, con un incremento importante di ben sette punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il risultato deve essere senz’altro sottolineato, dato che è stato conseguito a fronte delle difficoltà economiche e finanziarie di questi ultimi tempi.

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Stati Uniti, costo della vita invariato

 Secondo quanto afferma il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti d’America, il costo della vita nel Paese nordamericano sarebbe rimasto sostanzialmente invariato nel corso del mese di dicembre. Un segnale statistico che è stato determinato principalmente dal calo dei prezzi del gasolio, e dal congelamento momentaneo della crescita delle spese alimentari: uno scenario che conforta quanto previsto pochi giorni fa dalla Federal Reserve, secondo cui l’inflazione americana rimarrà sotto controllo.

L’indice che misura la variazione dei prezzi al consumo è così rimasto stabile nell’undicesimo mese dell’anno, dopo un declino di 0,1 punti percentuali rilevato nel precedente mese di ottobre. I prezzi al consumo, escludendo quelli energetici e quelli alimentari, sono invece cresciuti di 0,2 punti percentuali, oltre le attese degli analisti, a causa degli elevati costi legati ai prodotti medicinali e dell’abbigliamento (e confortando coloro che ritengono che la deterimante fondamentale del blocco della crescita dei prezzi vada proprio ricercata all’interno dell’energia e del cibo).

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Giappone, energia nucleare più costosa del 50%

 Il costo della generazione di energia nucleare, in Giappone, dovrebbe essere il 50% più salato di quanto precedentemente stimato. La motivazione è legata alla necessità di assumere nuove precauzioni, anche assicurative e strutturali, dopo l’incidente di Fukushima. Il costo per l’energia nucleare dovrebbe pertanto aggirarsi almeno intorno agli 8,9 yen per kilowatt orario (circa 11 centesimi di dollaro), contro una stima di 5,9 yen per kilowatt orario che il governo aveva auspicato nel 2004.

Il costo dell’energia nucleare diventa così scarsamente conveniente rispetto ad altre fonti energetiche: si pensi che la tradizionale energia ricavata dal carbone ha un costo di 9,5 kilowatt orario, mentre quello del gas naturale e del petrolio hanno un costo pari – rispettivamente – a 10,7 yen per kilowatt orario e 36 yen per kilowatt orario.

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Assaeroporti e Ibar ai ferri corti sullo smistamento dei bagagli

 C’è una tensione davvero fortissima in casa Assaeroporti: l’associazione che raggruppa i gestori degli scali del nostro paese ha espresso in una nota tutto il proprio risentimento per gli atteggiamenti irresponsabili di chi non vuole pagare il servizio che viene reso al passeggero. Si tratta, in pratica, di una risposta pronta e piuttosto diretta all’Ibar (l’acronimo che sta a indicare gli Italian Board Airlines Representatives, ente legalmente riconosciuto dal 1986); in effetti, le compagnie aeree di questa seconda compagine avevano utilizzato lo stesso aggettivo, “irresponsabile”, per definire la scelta di Aeroporti di Roma di bloccare in maniera definitiva le attività del nuovo sistema per lo smistamento dei bagagli che sono soliti transitare presso l’aeroporto di Fiumicino.

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Billabong, passo indietro nei profitti operativi e nelle vendite

 Billabong International Ltd. ha subito un brusco passo indietro nelle negoziazioni alla Borsa australiana dopo che il produttore di abbigliamento ha affermato di aver contratto le previsioni sui propri profitti semestrali, che potrebbero diminuire di circa 26 punti percentuali. Le azioni della società hanno così subito un crollo di circa il 44% a 2,03 dollari australiani alla chiusura delle negoziazioni, per il più grave passo indietro da quando sbarcò in Borsa, nel lontano 2000.

A causa del declino riscontrato, la capitalizzazione di mercato di Billabong è scesa a quota 518 milioni di dollari australiani (circa 514 milioni di dollari statunitensi), contro 1,5 miliardi di dollari australiani conseguiti alla fine dello scorso anno fiscale. Le vendite della compagnia stanno subendo un periodo di lunga debolezza nei principali mercati di destinazione, a causa di un declino commerciale nell’area nordamericana, di una evidente flessione della domanda europea, e del freddo inizio dell’estate australiana.

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Adobe, previsioni migliori delle attese degli analisti

 Buona performance in Borsa per Adobe Systems, noto produttore di software, che ha ottenuto il consolidamento di un balzo in alto piuttosto significativo, frutto della pubblicazione di stime sulle vendite trimestrali che hanno battuto la maggioranza delle attese degli analisti indipendenti statunitensi. I ricavi del trimestre che terminerà il 3 marzo 2012 dovrebbero infatti aggirarsi tra 1,03 miliardi e 1,08 miliardi di dollari, contro una proiezione degli analisti pari a 1,02 miliardi e 1,06 miliardi.

Per quanto invece concerne i profitti, il dato diffuso da Adobe riporta un ammontare compreso tra un minimo di 54 centesimi e un massimo di 59 centesimi per azione, in linea con la media delle attese degli osservatori, pari a 58 centesimi.

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Roustam Tariko acquista il 70% della Fratelli Gancia

 Si parla tanto dell’importanza del Made in Italy, eppure il nostro paese non fa nulla per perdere gli esponenti principali di questo marchio e vanto: è il caso della Fratelli Gancia, azienda celebre per i suoi spumanti, la quale è stata acquistata da una compagnia russa Roustam Tariko (attiva soprattutto nella produzione e commercializzazione di vodka) per una cifra vicina ai cento milioni di euro. L’intesa è stata siglata nei giorni scorsi, con delle previsioni ben precise. In effetti, è stato stabilito che la cessione aziendale riguarderà una quota del 70% al gruppo russo, il resto invece rimarrà alla famiglia (c’è un’opzione di acquisto anche su di essa).

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Saab costretta a chiudere per liquidazione

 Un fallimento non certo inatteso: ecco come è andata a finire l’epopea della Saab, dopo settantaquattro anni di vita e due di lenta agonia. La compagnia automobilistica svedese si è infatti vista costretta a chiudere per liquidazione, dopo aver comunque sperato a lungo in un supporto importante da parte di alcuni investitori cinesi. In aggiunta, è stato necessario fronteggiare anche l’opposizione dell’ex casa madre, General Motors. Viktor Muller, ex amministratore delegato di Spyker, aveva acquisito il gruppo di Trollhättan nel gennaio del 2010 per circa 74 milioni di dollari in denaro cash e altri 326 milioni in azioni privilegiate, ma a distanza di un biennio non è riuscito a ottenere i finanziamenti necessari per modernizzare la società in tempo di crisi.

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Microsoft avvicina Yahoo al n.2 delle ricerche online

 Microsoft guadagna ulteriore terreno ed avvicina il second leader Yahoo per quanto concerne il volume di ricerche compiute online all’interno del mercato statunitense nel corso del mese di novembre. Il merito di questa riduzione del gap è da ricondursi al maggior appeal che Bing sta assumendo con gradualità, ai danni del motore di ricerca di casa Yahoo.

ComScore – che come ogni mese ha pubblicato un’interessante analisi sul dato – sostiene infatti che la quota di mercato delle ricerche online in mano a Microsoft sarebbe stata pari a 15 punti percentuali, in rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto al 14,8% del mese di ottobre 2011. Yahoo, invece, diminuisce la propria quota di mercato passando dai 15,2 punti percentuali del mese di ottobre, all’attuale quota di 15,1 punti percentuali. E’ pertanto solo di 10 basis points la differenza tra il second e il third leader di questo importante comparto del business online a stelle e strisce.

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