Nei money transfer prolifera la criminalità organizzata

 L’evasione e il riciclo del denaro sono due realtà fin troppo presenti nel nostro paese: la lotta a questi fenomeni è stata a dir poco nulla finora, grazie soprattutto a degli intermediari che hanno chiuso entrambi gli occhi e a stratagemmi volti a superare le norme di contrasto, come ad esempio il celebre pagamento in forma frazionata. Di conseguenza, esercizi commerciali come i money transfer hanno rappresentato nel corso degli ultimi anni un terreno più che fertile per la criminalità organizzata. La Commissione Parlamentare Antimafia ha calcolato alcuni dati e ovviamente non c’è molto da essere allegri da questo punto di vista. In effetti, il trasferimento di denaro ha consentito di realizzare un volume di affari davvero ingente, con addirittura 150 miliardi di euro di fatturato, un business di non poco conto.

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Il punto di Mario Draghi (BCE) sulla crisi

 Il Presidente della BCE non usa mezzi termini e ricorre a toni piuttosto perentorei quando si rivolge ai paesi europei indebitati. In un’intervista pubblicata dal Wall Street Journal, Mario Draghi ritiene che non vi sia alternativa alla realizzazione di rigorosi piani di austerità, e avverte che i sistemi sociali del vecchio continente sono diventati obsoleti.

Mentre infuria il dibattito su come evitare la recessione nell’Eurozona, riducendo i disavanzi pubblici, Mario Draghi ha stimato che solo attraverso l’implementazione di profonde riforme strutturali l’Europa potrà uscire dall’attuale congiuntura. Il banchiere centrale esclude che alcuni Paesi d’Europa possano fare marcia indietro sugli obiettivi di riduzione del loro debito, in quanto ciò provocherebbe una “reazione immediata da parte dei mercati (e) spingerebbe i differenziali dei tassi di interesse al rialzo”. Tale affermazione sembra essere una risposta alle voci in circolazione, secondo cui la Spagna vorrebbe derogare agli impegni precedentemente assunti.

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Crédit Agricole in profondo rosso

 Per la prima volta nella sua storia, Crédit Agricole SA ha chiuso l’esercizio 2011 in rosso. Una maxi-perdita di 1,47 miliardi di euro dovuta ad un doppio sforzo: da una parte il tentativo di bilanciare la crisi greca e, dall’altro, l’adattamento al nuovo mondo delle banche. Come i suoi concorrenti Société Générale e BNP Paribas, la banca aveva annunciato a metà dicembre un piano di adattamento per rassicurare i mercati sulla propria solidità finanziaria, impegnandosi a ridurre il debito di 50 miliardi di euro e a tagliare 2.350 posti prima della fine del 2012.

Anche se Crédit Agricole SA, che ha pubblicato Giovedì  i suoi risultati per l’esercizio 2011 aveva previsto, dalla metà dicembre, che i conti sarebbero stati in rosso, la notizia ha sorpreso i mercati. Si tratta infatti della prima perdita dalla sua IPO, avvenuta nel 2001. Nei primi nove mesi del 2011, i risultati erano ancora positivi per 1,6 miliardi di euro.

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La Consob interrompe il divieto di vendite allo scoperto

 Gli ultimi mesi erano stati caratterizzati da un numero incredibile di proroghe per quel che concerne le cosiddette vendite allo scoperto: questa operazione finanziaria consiste essenzialmente nel vendere dei titoli specifici che non sono direttamente in possesso del venditore stesso e la Consob ha più volte chiarito come queste pratiche debbano essere vietate, anche se con l’interruzione delle proroghe temporali lo short selling potrebbe tornare ad essere effettivo. L’ultima scadenza era prevista proprio per oggi, ma il presidente della Commissione, Giuseppe Vegas, ha deciso di non prolungare ulteriormente il provvedimento in questione. L’adozione di tale misura risale addirittura allo scorso 12 agosto e quindi sono ben sei mesi che viene mantenuta in vita.

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Commerzbank penalizzata dalla Grecia, aumenta il capitale

 Commerzbank ha dichiarato che l’agitazione causata dalla crisi del debito sovrano continua a minacciare l’attività del gruppo. La banca tedesca ha pubblicato risultati trimestrali penalizzati da svalutazioni per 700 milioni di euro sul debito sovrano greco. L’utile netto dell’intero anno 2011 ammonta a 638 milioni di euro, inferiore alle attese degli analisti che scommettevano su un risultato pari a 699 milioni di euro, e contro 1,4 miliardi di euro registrati alla fine dell’esercizio 2010. L’utile netto del quarto trimestre è salito a 316 milioni di euro, dai 257 milioni dell’analogo periodo nell’anno precedente. Il risultato operativo su base annua si attesta a 507 .

L’Amministratore delegato Martin Blessing ha altresì annunciato che la seconda banca tedesca avrebbe condotto un aumento di capitale di circa un miliardo di euro per rafforzare il proprio bilancio, mentre Commerzbank cerca di rispettare i requisiti patrimoniali imposti dall’EBA, l’Autorità Bancaria Europea. Blessing ha sottolineato l’elevato grado di incertezza, che continua a prevalere a causa della crisi del debito sovrano europeo e della situazione in Grecia.

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Per Sogefi crescita degli utili e dividendo da 0,13 euro

 Anche per Sogefi è giunto il momento di rendere noti i dati finanziari che sono stati registrati nel corso degli ultimi tre mesi dello scorso anno. La compagnia mantovana, celebre per la sua componentistica destinata alle autovetture, può attualmente vantare dei buoni margini in rialzo e un utile netto che è riuscito a superare i trentuno punti percentuali di crescita. Anche le vendite sono andate piuttosto bene e questo risultato non era poi così scontato e prevedibile: in effetti, bisogna tenere conto della debole economia globale, un rallentamento a cui Sogefi ha risposto con una importante acquisizione, quella dei francesi di Systèmes Moteurs, una operazione avviata a partire dalla scorsa estate. Tra l’altro, occorre anche sottolineare come la società lombarda sia riuscita a penetrare bene a fondo in alcuni paesi che non fanno parte del Vecchio Continente, in particolare mercati emergenti come la Cina e l’India, senza dimenticare gran parte dell’America settentrionale.

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General Motors-PSA Peugeot, alleanza strategica

 Che accoglienza! Gli investitori hanno fragorosamente applaudito la prospettiva di un avvicinamento tra PSA Peugeot Citroen e General Motors (GM). Il titolo del produttore francese è schizzato del 20% nel corso della seduta alla Borsa di Parigi. Un balzo spettacolare, se si considera l’andamento del titolo PSA negli ultimi tempi, e il fatto che abbia perso metà del suo valore in un anno. Il connubio GM-PSA potrebbe trasformarsi nel nuovo Fiat-Chrysler …

Per ora il progetto è ancora poco chiaro. Il patron di PSA, Philippe Varin, ha presentato la notizia del partenariato strategico come “una buona notizia per il gruppo, perché ridurrebbe i costi di produzione dei veicoli”. PSA ha anche rilasciato una scarna dichiarazione confermando, senza citare la General Motors, che il gruppo ha esaminato “progetti di cooperazione e di alleanze”.

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Bankitalia: il mercato immobiliare è ancora debole

 Gli ultimi tre mesi dello scorso anno sono stati caratterizzati da un’evidente debolezza per quel che concerne il mercato immobiliare del nostro paese: in effetti, il periodo compreso tra i mesi di ottobre e dicembre del 2011 hanno fatto registrare un importante incremento degli incarichi relativi alle vendite in questione, ma anche e soprattutto un maggior quantitativo di tempo per le stesse e una riduzione delle tariffe totali, tanto che poi si sono osservati degli sconti piuttosto corposi rispetto a quanto richiesto dai venditori. Tutte queste stime si possono ricavare in modo piuttosto agevole dall’ultimo sondaggio che è stato condotto dalla Banca d’Italia sul real estate italiano.

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Grecia ottiene salvataggio ma perde sovranità

 Con il nuovo piano di aiuti, la Grecia è davvero salva?

Dopo un’estenuante seduta-maratona di negoziati e trattative, è stato raggiunto l’accordo  per salvare la Grecia dalla bancarotta. Il secondo piano di salvataggio, il cui ammontare è pari a 237 miliardi di euro, al paese porta a più di 350 miliardi di euro in aiuti ad Atene, da quando la crisi è iniziata, due anni or sono. Chi paga?E che cosa? Ma soprattutto, quali sono le probabilità di successo di questa nuova operazione di salvataggio?

La prima parte del piano firmato Martedì mattina prevede un aiuto pubblico di 130 miliardi di euro principalmente sotto forma di prestiti. I paesi della zona euro saranno i principali contribuenti. Anche l’FMI ​​dovrebbe metter mano al proprio portafoglio, ma deciderà l’ammontare dell’importo solo a metà marzo. In ogni caso, non dovrebbe essere superiore a 13 miliardi di euro, contro i 30 miliardi stanziati nel maggio 2010.

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Standard & Poor’s mette in guardia il Giappone

 Standard & Poor’s ha confermato il rating AA- del debito a lungo termine del Giappone mantenendo tuttavia il suo outlook negativo. Si tratta di una mossa che lascia il primo ministro Yoshihiko Noda sotto pressione affinché provveda a migliorare la precaria situazione fiscale del paese, implementando un robusto e sostenibile consolidamento, e che sottende la minaccia di un prossimo downgrade.

I rating sovrani del Giappone sono supportati dall’ampia posizione del paese verso l’estero in attivo, da un sistema finanziario relativamente forte e da un’economia diversificata, ha reso noto S&P in un comunicato. “Inoltre, lo yen è una fondamentale valuta di riserva internazionale”.

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