“Vodafone valuta regolarmente le opportunità del settore e conferma che è in una fase molto precoce di valutazione dei meriti di una potenziale offerta per CWW“. Mediante un comunicato diffuso Lunedì 13 febbraio, Vodafone ha confermato il proprio interesse per Cable & Wireless Worldwide, facendo eco alle speculazioni sollevate dalla stampa britannica durante il fine settimana. Il colosso britannico della telefonia mobile si è affrettato a precisare che questo non costituisce alcuna assunzione di impegno, in quanto “un ulteriore annuncio sarà effettuato a tempo debito, se sarà il caso”.
Chi è il Super Mario dei rendimenti italiani?
Mario Monti o Mario Draghi? A chi il merito di saper domare i rendimenti dei titoli italiani?
E’ incredibile come le cose possano cambiare in soli un paio di mesi. A novembre i rendimenti sui titoli italiani erano balzati a livelli insostenibili mentre i problemi in Grecia, Irlanda e Portogallo affioravano l’uno dopo l’altro e le tensioni sui mercati finanziari sembravano ogni giorno acuirsi.
Ma ora, nonostante si parli di un possibile default greco, i tassi non hanno registrato pericolose e allarmanti impennate. In effetti i rendimenti sui titoli italiani a 10 anni sono scesi a circa il 5,50%, il livello più basso dal settembre 2011!
Potrebbe essere che il fascino di Mario Monti stia facendo realmente presa sugli investitori? Questo è ciò che alcuni guru economici sostengono e rilevano: dall’insediamento del Primo Ministro tecnocrate l’andamento dei tassi ha mutato la propria tendenza, allontanandosi dalla temuta soglia di guardia del 7% e diminuendo sensibilmente.
La Coldiretti stima i danni economici del maltempo
La Coldiretti ha stimato le conseguenze economiche di queste ultime avverse condizioni meteorologiche che stanno funestando l’Italia: secondo l’associazione, il maltempo ha comportato finora ben 1,5 miliardi di euro per quel che concerne il conto complessivo dei danni, i quali fanno riferimento al settore primario, ma anche a quello industriale e dei servizi. In pratica, è come se si fossero polverizzati 0,1 punti percentuali di prodotto interno lordo, una perdita davvero grave di ricchezza. Come è apparso chiaro un po’ a tutti, l’agroalimentare ha risentito di queste situazioni in maniera più pesante rispetto agli altri comparti, con le varie ramificazioni (industria alimentare, trasporti e distribuzione in primis) che non sono riusciti a salvarsi.
La migrazione delle piccole imprese verso i centri commerciali
Secondo quanto accertato dalla Federcontribuenti, i centri commerciali sono diventati l’unica risorsa per le imprese di piccole dimensioni per fronteggiare la crisi economica: lo sbocco in questione diventa praticamente obbligatorio, tanto che si affidano nella maggior parte dei casi i brand al franchising, visto che ormai i centri storici non rappresentano più lo spazio ideale per incrementare le vendite (queste ultime sono risultate decisamente in calo). La stessa associazione ha parlato di una vera e propria “migrazione” dai nuclei cittadini per affidarsi a questa soluzione alternativa. Il problema principale, però, è rappresentato dal fatto che i costi relativi agli stessi centri commerciali sono piuttosto elevati, fino a un massimo di 650 euro per ogni singolo metro quadro.
La Grecia si salverà dal default?
La Grecia ha compiuto un timido passo in avanti, lungo la strada per garantirsi altri (vitali) fondi di salvataggio: i suoi leader politici hanno concordato una nuova serie di misure di austerità. A questo punto gli osservatori di mercato si stanno probabilmente chiedendo “La Grecia si salverà così da un default? Quali sono le prospettive per l’economia del Paese?
Ecco alcuni aspetti fondamentali della vicenda greca
1. Più austerità significa più “costi sociali”.
Con la proposta del governo di Atene di ridurre drasticamente il salario minimo del 22% e licenziare i lavoratori del settore più pubblico, come parte delle misure imposte, non sorprende la notizia delle manifestazioni di protese di migliaia di greci che hanno marciato per le strade. Pensandoci bene, il tasso di disoccupazione greco ha già raggiunto il livello record del 20,9% a novembre dello scorso anno, mentre la Grecia ha vissuto il suo quinto anno consecutivo in recessione. La nuova serie di misure di austerità, che è stata chiesta dalla troika dei creditori internazionali (UE, FMI e BCE) quale conditio sine qua non per il rilascio un’altra tranche di fondi di salvataggio, comporterebbe sacrifici (sociali ed economici) maggiori e ancora più dolorosi per i greci.
Economia della Cina in pericolo
Il gigante cinese sta mostrando segni di rallentamento. Per la prima volta in due anni, le esportazioni cinesi sono scese dello 0,5% e hanno raggiunto i 149,9 miliardi di dollari. La Cina ha anche registrato un calo del 15,3% su base annua delle importazioni, che si attestano a 122,6 miliardi di dollari.
Questo, nonostante il paese abbia cercato di stimolare i consumi per compensare la flessione dell’export e per riequilibrare la sua economia, troppo dipendente dalle esportazioni e dagli investimenti, orientandola verso una maggiore domanda interna.
Secondo gli analisti, anche se le celebrazioni in occasione del Capodanno cinese possono in parte spiegare questo rallentamento, esse non rappresentano certo l’unica ragione. Sicuramente il fenomeno è motivo di preoccupazione in quanto potrebbe significare un rallentamento della crescita.
Ancora nessun acquirente per la Unoaerre spa
Il nome di Unoaerre è ben noto ad Arezzo, ma non solo, per le sue tradizioni orafe: si tratta, infatti, dell’azienda toscana attiva in questo ramo commerciale, con una storia importante che dura dal 1926 e che si è consolidata nel corso del tempo. Purtroppo, però, il periodo attuale non è certo uno dei più felici per questa spa, in crisi profonda e alla ricerca disperata di un acquirente. Ben diciassette lustri di storia non sono bastati per trovare qualche soggetto disposto a rilevare l’azienda. In effetti, l’asta per l’acquisto di Unoaerre è andata addirittura deserta, ma l’amministrazione momentanea di Sergio Squarcialupi, numero uno della Chimet, non potrà durare a lungo. I liquidatori attendono con ansia un esito ben diverso, ma le opzioni non sembrano poi moltissime.
Nasce il primo registro italiano dei lobbisti
Anche i lobbisti avranno il loro registro: il Ministero delle Politiche Agricole ha infatti deciso di istituire tale documento, un precedente storico, visto che è la prima volta che si procede in questo senso nel nostro paese. L’entusiasmo maggiore è stato mostrato dall’associazione Il Chiostro, la quale da tempo raggruppa diverse lobby e società col fine ultimo di promuovere la trasparenza e la tutela degli interessi. Ovviamente, il fatto che il registro sia stato creato da un solo dicastero, fa sperare nel riconoscimento e nella regolamentazione anche di altre attività, come auspicato dagli stessi rappresentanti appena menzionati. Un altro obiettivo che i lobbisti vogliono raggiungere, infatti, è quello di avere uno stretto rapporto con i loro uffici, quindi sono più che mai necessari un codice etico e delle sanzioni ben precise per chi non si attiene ad esso.
La BoE inietta 50 miliardi di sterline
La Banca d’Inghilterra ha votato per iniettare altri 50 miliardi di sterline (79,3 miliardi di dollari) nel sistema finanziario come parte dei suoi sforzi volti a sostenere una fragile ripresa dell’economia, ancora a rischio di scivolare in recessione.
La banca centrale ha lasciato il suo tasso di interesse al minimo storico dello 0,5 per cento – livello insolitamente basso cui è ancorata da marzo 2009 – e, come previsto, ha annunciato che avrebbe acquistato ulteriori asset (per 50 miliardi di sterline) – soprattutto titoli di Stato- con il denaro fresco di stampa.
L’iniezione di liquidità sarà una buona notizia per il governo, tornato sotto pressione e a cui viene chiesto di allentare la propria politica di austerità, dopo che l’economia si è contratta alla fine del 2011 e la disoccupazione ha raggiunto il suo massimo in più di 17 anni.
Credit Suisse in rosso nel quarto trimestre
Credit Suisse ha registrato nel quarto trimestre 2011 una perdita netta di 637 milioni di franchi dopo essersi accollata quasi 1 miliardo di franchi svizzeri (1,07 miliardi di dollari) di oneri per accelerare il taglio dei costi e sbarazzarsi delle attività rischiose, al fine di soddisfare le più rigide normative sul capitale.
“La nostra performance per il quarto trimestre 2011 è stata deludente”, ha detto l’amministratore delegato del gruppo svizzero Brady Dougan. “Riflette sia le avverse condizioni di mercato durante il periodo e l’impatto delle misure che abbiamo adottato per adattare rapidamente il nostro business ad un mercato in evoluzione e ai requisiti dei regolatori”. La notizia ha spinto il titolo Credit Suisse al ribasso nel trade di Giovedì mattina.