Ci sono ancora tre settimane a disposizione per poter sfruttare il tempo utile per la presentazione della domanda di conciliazione relativa alle obbligazioni convertibili della Banca Popolare di Milano (i cosiddetti “Bond Convertendo” per la precisione). La scadenza fissata in questo senso è infatti prevista per il prossimo 30 aprile, una procedura utile per chiunque sia rimasto invischiato in questa vicenda. Di cosa si sta parlando esattamente? I prodotti finanziari della discordia sono quelli denominati Convertendo 2009-2013-6,75%. Come si evince facilmente dal nome, tre anni fa sono stati lanciati da Bpm questi titoli obbligazionari, la cui durata doveva essere pari a quattro anni (in scadenza nel 2013 per l’appunto), con un rendimento di 6,75 punti percentuali.
bond Convertendo
Bond Convertendo di Bpm: anche l’Adoc è in prima linea
Dopo l’assistenza di Altroconsumo sui bond Convertendo di Bpm, l’Adoc (Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori) si sta dando dalla fare per lo stesso motivo: tutti i risparmiatori che sono rimasti vittime di questa truffa datata ormai 2009 avranno la possibilità di sfruttare la conciliazione e di usare i modelli predisposti dall’associazione sul proprio sito web. Nello specifico, si tratta dei documenti necessari per la presentazione della domanda di ammissione a tale procedura. Ovviamente, bisogna ricordare che quest’ultima è stata prevista espressamente per le persone che hanno sottoscritto i prodotti finanziari nel periodo compreso tra il 7 settembre e il 30 dicembre di tre anni fa (il codice Isin dei bond in questione è IT0004504046).
L’assistenza di Altroconsumo sui bond Convertendo di Bpm
Sono passati ben tre anni, ma la ferita è ancora aperta e deve essere curata a tutti i costi: il riferimento non può che andare ai bond Convertendo che sono stati emessi nel 2009 dalla Banca Popolare di Milano, titoli obbligazionari che hanno mietuto fin troppe vittime tra i risparmiatori. La conciliazione tra diverse associazioni dei consumatori e l’istituto di credito lombardo è già stata avviata, non senza polemiche, però, visto che con questa procedura si potrà ottenere un risarcimento pari soltanto, al massimo, al 65% del valore.