Crisi settore immobiliare terminata


La ripresa economica dell’Europa sta iniziano a farsi sentire anche nel settore immobiliare. Insomma se Eurostat 2013 conferma miglioramento crisi Eurozona, risultati positivi sono visibili anche nel campo del mercato immobiliare.

I dati arrivano dall’European Outlook 2014 che ha studiato a fondo gli ultimi anni del settore immobiliare, uno dei più colpiti in assoluto dalla crisi economica mondiale. Sicuramente si tratta di una ripresa lenta, ma si guarda con molto più ottimismo al futuro.

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Settore manifatturiero in Italia in crescita a Luglio 2013


In un periodo di grande difficoltà economica per l’Italia, ma in generale per gran parte del mondo, ci sono dei segnali positivi che arrivano dal settore manifatturiero. Fino ad ora le notizie giunte sull’ambito prettamente economico sono sempre state più che negative, ad esempio l’Italia è il terzo paese europeo per l’economica sommersa.

Continua inoltre ad aumentare la disoccupazione giovanile, uno dei problemi più gravi del nostro Paese, non essendoci insomma lavoro l’economia non può essere in grado di funzionare al meglio.

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Lento recupero economia USA

 Grazie alle ultime informazioni statistiche recentemente pubblicate, l’economia negli USA conferma un lieve recupero rispetto al corso dell’ultimo triennio; è quanto emerge dai dati del Beige Book della Federal Reserve, la quale considera “moderato” il ritmo di sviluppo economico che ha interessato il Paese. Continua a crescere il settore manifatturiero, forte di un incremento che interessa la “maggior parte delle regioni”, suscitando previsioni ottimiste da parte delle industrie affini.

Altri segnali positivi si riscontrano inoltre nell’aumento della spesa al dettaglio, e nel settore del mercato immobiliare residenziale, oltre all’offerta di lavoro da parte di aziende, le quali sembrano esser sempre più orientate alla ricerca di manodopera altamente qualificata, al fine di soddisfare il bisogno crescente nel comparto; aspetti che fanno ben sperare gli osservatori macroeconomisti per il futuro dell’economia nordamericana, pur con mantenimento di una generica prudenza.

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Maxi perdite per Sony e Sharp

 Sony e Sharp, due dei big asiatici nel settore dell’elettronica di consumo, hanno conseguito una perdita combinata da 900 miliardi di yen (circa 11 miliardi di dollari) a causa del primo declino delle vendite mondiali di TV negli ultimi sei anni, e a causa determinante di uno yen sempre più forte, che sta penalizzando le vendite conseguite sui mercati internazionali.

In particolare, Sony ha conseguito una perdita record da 520 miliardi di yen nell’anno fiscale terminato il 31 marzo 2012, praticamente il doppio di quanto precedentemente previsto nel mese di febbraio. Sharp ha invece conseguito una perdita pari a 380 miliardi di yen, 31 punti percentuali in più rispetto a quanto era stato preventivato.

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Investimento Ford China da 600 milioni

 Ford China, divisione del Paese asiatico del gruppo Ford, ha annunciato che investirà circa 600 milioni di dollari per espandere la propria capacità produttiva in una delle principali strutture produttive di almeno 60 punti percentuali rispetto agli attuali livelli, consentendo così alla compagnia automotive di poter espandere la propria presenza all’interno del mercato auto più importante del mondo.

La società produttrice auto, insieme al partner Changan Automobile Group (con il quale ha costituito una joint venture) incrementerà la propria capacità nella fabbrica sud occidentale della città cinese di Chongqing di circa 350 mila unità annue, per raggiungere il livello complessivo di 950 mila auto alla fine del 2014, come confermato da un comunicato Ford. I lavori di costruzione dovrebbero poter iniziare immediatamente.

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Apple “cambia” regole Foxconn

 Dopo un’inchiesta condotta dalla Fair Labor Association, la Foxconn è stata pressochè costretta a riconoscere le violazioni dei diritti dei lavoratori, e qualche responsabilità in merito all’impressionante catena di suicidi e di incidenti sul lavoro nell’azienda che fabbrica componenti per i dispositivi Apple. Nel cambiamento di atteggiamento da parte di Foxconn, decisivo sembra essere stato l’intervento di Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple, successore di Steve Jobs, il quale è andato di persona a visitare l’impianto di Zhengzou per valutare la situazione della chiacceratissima società.

La visita di Tim Cook non è certamente avvenuta in maniera sorprendente, anzi. Erano mesi che le parti sociali premevano affinchè i big occidentali che usufruiscono degli elementi Foxconn potessero a loro volta giocare un ruolo determinante per modificare l’attuale scenario. Il tutto è nato da un’inchiesta compiuta dal New York Times (tra l’altro, tra i principali candidati per ottenere il premio Pullitzer dell’anno), che aveva indicato nella Foxconn una serie di continue violazioni delle leggi sul lavoro cinese. La Foxconn, anche dopo la visita del manager Apple, ha riconosciuto le proprie colpe, affermando che rispetterà maggiormente i diritti dei lavoratori, diminuendo altresì le ore di lavoro.

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Trimestre in perdita per RIM

 Anche nel corso dell’ultimo trimestre del 2011 Research In Motion – la società canadese che produce i Blackberry – ha dovuto ammettere il segno negativo nel proprio conto economico di periodo. Una perdita netta che è ammontata a quota 125 milioni di dollari, e che risulta essere figlia di un ribilanciamento dell’attuale vertice manageriale, che deve fronteggiare un calo del giro d’affari nonostante l’incremento del numero totale di utenti, e il tentativo di modificare la strategia industriale, andando a concentrare maggiori sforzi sul segmento corporate, a parziale rinuncia di quello privato, che sembra essere stato prevalentemente indirizzato verso i prodotti Apple & co.

Non si sa se quanto accaduto in contabilità RIM nel corso dell’ultimo trimestre sia stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: quel che è certo è che, dopo tante indiscrezioni, presto vedremo nuovi cambiamenti ai vertici della società canadese, con l’ex amministratore delegato Jim Balsillie – co-fondatore del gruppo – che lascerà anche il consiglio di amministrazione.

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Italia ufficialmente in recessione

 Ormai è ufficiale: l’Italia, alla fine dello scorso anno, è entrata in recessione. L’Italia ha accusato un calo del Prodotto interno lordo (PIL) dello 0,7% nel quarto trimestre 2011 rispetto al trimestre precedente, secondo i dati ufficiali rilasciati Lunedì 12 marzo dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica.

Dopo la contrazione dello 0,2% registrata nel terzo trimestre, questa nuova flessione del PIL rifette e conferma la fase di recessione – che è caratterizzata da un declino rilevato almeno per due trimestri consecutivi – in cui è sprofondata la terza economia della zona euro, appesantita dai piani di austerità a catena, il cui obiettivo è quello di rassicurare i mercati.

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Cina, crescita al ribasso

 Il premier Wen Jiabao ha annunciato che la Cina sta abbassando il proprio obiettivo di crescita 2012 dall’ 8,0% al 7,5%, il livello più basso dal 2004. Immediatamente è scattato il campanelle d’allarme sui mercati, in quanto questo potrebbe essere il segnale che il periodo di forte espansione della Cina, la cui economia è cresciuta del 9,2% l’anno scorso, sta volgendo al termine.

Ciò che la Cina è risucita a compiere in questi ultimi anni è stato a dir poco straordinario. Nell’ultimo decennio ha saputo registrare crescite annuali al di sopra dell’ 8,0%. Ma mantenere questo passo, nell’attuale contesto congiunturale, sarebbe pretendere troppo. Anche dalla Cina.

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Il sistema bancario cinese, una minaccia per l’economia mondiale

 Il sistema bancario cinese è una minaccia reale, ma sottovalutata, per l’economia asiatica e, conseguentemente, per la crescita globale. Esso presenta alcune peculiarità: la prima risiede nel suo rapporto con la politica, la seconda è legata al livello molto elevato di prestiti non performing e, infine, il forte coinvolgimento nel finanziamento della bolla immobiliare, gonfiatasi negli ultimi anni.

Le quattro maggiori banche della Cina sono nelle mani della politica locale. La nomina dei principali dirigenti e la strategia di sviluppo sono controllate dal Partito Comunista. Il forte coinvolgimento delle autorità politiche nella conduzione degli affari finanziari in Cina spiega alcune decisioni, che si pongono in contrasto con le pratiche di prudenza necessarie per il settore finanziario.

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