Bank of America ha aperto una unità in India per le valutazioni immobiliari: l’obiettivo del colosso bancario statunitense è quello di ricostruire una fetta dei prestiti americani a un costo decisamente più basso. I dipendenti di questo ufficio, situato in quel di Bangalore, hanno il compito di monitorare le liste dell’istituto di credito, in modo da capire se le perizie e le stime sono corrette e complete. La società ha anche eliminato gli impieghi dei dipendenti americani licenziati per quel che riguarda il suo business LandSafe, la divisone che ha realizzato lo scorso anno poco meno di settantanove miliardi di dollari in prestiti.
India
L’India si appresta a dominare le importazioni di carbone
L’India sta bruciando carbone nei propri impianti energetici al ritmo più veloce in assoluto degli ultimi trentuno anni. Allo stesso tempo, le scorte domestiche di gas naturale, la principale alternativa in tal senso, sono scese in maniera incredibile in Asia, secondo i dati che sono stati resi noti dal colosso British Petroleum per quel che riguarda il 2012. Si tratta di due trend molto interessanti e che vanno analizzati, anche perché si sta parlando di economie emergenti. Il crescente appetito indiano per il carbone importato dovrebbe beneficiare di rifornimenti nuovi di zecca, per quello che è un commercio globale da sessantanove miliardi di dollari.
India, passo indietro sulle vendite al dettaglio
L’India ha affermato di voler sospendere la propria decisione di permettere alle compagnie straniere la vendita diretta sul proprio mercato al dettaglio. Un passo che avevamo definito sostanzialmente rivoluzionario, per il subcontinente, e che avrebbe permesso ad alcuni big internazionali, come Wal-Mart, di poter entrare in uno dei mercati a più elevato tasso di crescita nel comparto, e contemporaneamente all’India di poter attrarre nuovi investimenti esteri, rilanciando ulteriormente il proprio sviluppo economico e produttivo.
La revisione della decisione da parte del governo indiano è stata scaturita dalle vibranti proteste della società e dei partiti di opposizione, che per due settimane hanno dato vita a mobilitazioni molto importanti per evitare che il provvedimento divenisse operativo. Le “barricate” alzate da coloro che hanno contrastato la decisione, hanno fatto sì che le autorità politiche del subcontinente optassero per un più congruo stop del processo che avrebbe consentito l’ingresso delle grandi corporate straniere, in attesa di assumere una nuova decisione in proposito.
Vendite al dettaglio, l’India apre il mercato agli operatori stranieri
L’India apre il mercato agli operatori stranieri nel mercato delle vendite al dettaglio. Con una decisione a suo modo storica, infatti, il subcontinente ha scelto di permettere alle compagnie estere di possedere anche il 51% delle rivendite al dettaglio che non siano mono-marca. Una scelta che apre le porte di uno dei mercati emergenti più importanti al mondo, a big del settore quali Wal-Mart e Tesco, i quali potranno ora presenziare tra le strade di Mumbai attraverso negozi che esporranno le proprie insegne.
L’apertura sarà comunque condizionata all’ottenimento di qualche requisito: tra i più importanti, la necessità di investire almeno 100 milioni di dollari nel Paese, la metà dei quali nello sviluppo delle infratrutture di gestione del magazzino, della logistica, e non solo.
India, la Banca Centrale “ordina” l’acquisto di rupie
La Banca Centrale Indiana avrebbe comprato una grande quantità di rupie per cercare di rallentare l’andamento delle quotazioni della moneta nazionale. La rupia si candida infatti a concludere il 2011 quale valuta con la peggiore prestazione in tutta l’Asia, arrivando a tagliare traguardi minimi storici. Come conseguenza di quanto sopra, stando a quanto affermato da una voce molto vicina all’istituzione monetaria centrale, ma non pubblicamente affermata dai media, la Reserve Bank of India avrebbe proceduto nell’operazione di cui sopra.
In particolare, la Banca Centrale avrebbe acquistato significative quantità di rupie quando la moneta indiana stava per essere valutata intorno a 51,75 per dollaro. Una mossa che cerca di salvaguardare la forza della valuta locale, visto e considerato che la debolezza della rupia – che ha già perso 13,6 punti percentuali durante l’anno – potrebbe condizionare negativamente le performance economiche nazionali.