L’acquisizione di Motorola da parte di Google rappresenta una tappa fondamentale nella storia del produttore americano di telefoni. Il colosso di Mountain View, guidato da Larry Page, che ha anche assunto il ruolo di presidente di Motorola Mobility, non si è “accontentato” dei 12,5 miliardi di dollari intascati con l’acquisizione dei brevetti di Motorola. Ha infatti avviato un importante piano di recupero di cui si conoscono oggi i dettagli, dopo le rivelazioni del New York Times. Google ha confermato che il primo passo consisterà nella soppressione di 4.000 posti di lavoro presso Motorola.
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Google: risultati 10 e lode grazie a Motorola
Il famoso motore di ricerca Google ha pubblicato risultati migliori del previsto nel secondo trimestre. L’azienda di Mountain View (California) ha realizzato un utile netto di 2,79 miliardi, o 8,42 dollari per azione, rispetto ai 2,51 miliardi di dollari, ovvero 7,68 dollari per azione, di un anno fa. Esclusi gli oneri eccezionali, l’utile per azione si è attestato a 10,12 dollari, 8 centesimi al di sopra del consensus Thomson Reuters. I ricavi consolidati sono cresciuti del 35%, portandosi a 12,21 miliardi di dollari, di cui 10,96 miliardi di dollari derivanti dal suo business online.
Google acquista Motorola Mobility
Non è stato facile, indolore e rapido, ma dopo diverso tempo, finalmente, Google è riuscita a metter mano sulla Motorola Mobility. Un altro tassello va così a porsi all’interno del mosaico prodotti del motore di ricerca, che cerca di perseguire una strategia di crescita sostenibile sia sul mercato locale che su quello internazionale, respingendo l’agguerrita concorrenza di buona parte dei principali competitors su territorio nazionale.
Il motore di ricerca acquista infatti, con l’obiettivo di migliorare la sua posizione su piattaforme mobili, la divisione di Motorola. Il prezzo, pari a 12,5 miliardi di dollari, spinge la transazione ad essere una delle più importanti dell’anno nel comparto di riferimento, e giunge a ultimazione di un lungo processo (oltre un anno dall’annuncio originario), determinato dalle lungaggini burocratiche resesi necessarie dall’ottenimento delle opportune autorizzazioni dell’Antitrust.