Pasta e pane sono due tipici alimenti che non mancano mai nelle tavole degli italiani: eppure, sono anche i cibi interessati dai maggiori rincari, rendendoli addirittura “antipatici”. In effetti, se si pensa che l’incremento tariffario del pane fresco è stato pari a oltre ventidue punti percentuali, mentre quello della pasta di semola di grano duro al 36,6%, si capisce bene come perfino il settore alimentare sia troppo associato al “lusso”. D’altronde, come evidenziato di recente dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica), il carrello della spesa sta diventano sempre più pesante per i consumatori e sarà difficile confermare i nove euro al giorno evidenziati nel mese di dicembre come somma minima per mangiare in modo sano.
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A Natale gli italiani taglieranno molti consumi
Ben otto italiani su dieci sono già pronti a rendere meno sostanziosi gli acquisiti relativi al periodo natalizio: il dato è stato messo in luce dall’associazione dei consumatori Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori), il quale ha voluto capire come si comporteranno le persone da qui a pochi giorni. È la prima volta, inoltre, che gli stessi consumatori si sono detti disposti a tagliare gli acquisti del comparto alimentare. Si rischia dunque di vivere un Natale povero e modesto dal punto di vista dei consumi?
L’Inran rischia seriamente la cancellazione
Il nostro paese è celebre a livello internazionale per diversi motivi, ma anche e soprattutto per la dieta mediterranea: eppure, c’è una istituzione strettamente collegata al settore alimentare che rischia addirittura di scomparire. Si tratta dell’Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), visto che è da qualche tempo che si parla di una ristrutturazione, ma il Ministero delle Politiche Agricole sembra pronto a cancellare per sempre questo punto di riferimento per il comparto. Lo scenario più positivo prevede invece che l’istituto venga accorpato all’interno di altri enti, ma in questa maniera si andrebbero a compromettere sia l’autonomia che l’identità complessive.