Giornata di sofferenza per i mercati europei, che venivano da una vigilia di ribassi a seguito delle strategie della Banca centrale europea della scorsa settimana. Strategie che avevano agevolato il consolidamento del recupero andato in scena nelle ultime ottave.
Usa
Deutsche Telekom conferma target e dividendo
Deutsche Telekom, il gruppo di telecomunicazioni più grande della Germania, ha riportato nel secondo trimestre risultati migliori del previsto, nonostante la forte concorrenza del mercato e un netto calo delle vendite in Europa.
L’utile netto è aumentato del 76%, portandosi a €614 milioni, rispetto ai 607 milioni di euro stimati dagli analisti. L’operatore telefonico tedesco, che l’anno scorso ha avviato un profondo piano di ristrutturazione, inclusi massicci tagli al personale, ha beneficiato del calo dei suoi costi e dell’ottima performance delle attività negli USA.
Standard Chartered: crolla in Borsa per scandalo Iran
E’ l’estate degli scandali nel settore bancario britannico. Dopo Barclays, accusata di manipolare il Libor e HSBC, che avrebbe ciclato denaro, è il turno di Standard Chartered. La banca è stata accusata dagli Stati Uniti di nascondere transazioni con l’Iran per circa $ 250 miliardi (201 miliardi di euro) attraverso la sua filiale di New York. Accuse categoricamente smentite dalla banca britannica che intende ora difendersi in tribunale. L’effetto sul mercato azionario è devastante: l’azione di Standard Chartered crolla del 18,42%, precipitando a 1199 penny. La banca registra così il più grande calo dell’indice FTSE 100. Secondo lo Stato di New York, queste operazioni avrebbero consentito alla banca britannica di guadagnare centinaia di milioni di dollari in commissioni.
GM in crisi chiude stabilimenti europei
General Motors (GM), leader del mercato auto a “stelle e strisce”, ha registrato un crollo pari al 40% dell’utile, a causa, soprattutto, delle perdite accusate in Europa e del tasso di cambio sfavorevole. Ed è proprio nel Vecchio Continente che il gruppo spera di raggiungere un accordo entro l’autunno con i sindacati, che si oppongono alla chiusura di stabilimenti europei.
BMW: utile in calo ma outlook confermato
Nel secondo trimestre del 2012, la casa automobilistica BMW ha realizzato un utile netto di gruppo in calo del 28,1%, fino a 1,3 miliardi di euro (1,94 euro per azione). Nonostante l’attuale congiuntura economico-finanzaria, il gruppo ha confermato il suo outlook per l’anno 2012. Gli analisti avevano previsto un calo dell’utile netto leggermente meno pronunciato, pari al 24%, fino a 1,4 miliardi di euro.
Il risultato operativo (EBIT) si è attestato al 19%, a 2,3 miliardi di euro, pari a un margine dell’ 11,8% contro il 15,7%.
Mercato Auto USA torna competitivo
Il salvataggio dell’industria automobilistica degli Stati Uniti, costato 85 miliardi di dollari di fondi pubblici e decine di migliaia di licenziamenti, ha scosso il paese, ma i produttori hanno recuperato la loro competitività.
Alla fine del 2008, le “Big Three” di Detroit, General Motors, Ford e Chrysler, si sono trovate in ginocchio, schiacciate dal peso dei debiti e dalla concorrenza, soprattutto asiatica, in ritardo sul fondamentale passaggio ad auto più economiche e di qualità, e vittima dell’impennata dei prezzi del carburante.
General Motors: conti a rischio per crisi Europa
General Motors Co. (GM), il più grande produttore di auto del mondo, è preoccupato che la debolezza economica dell’Europa possa influenzare la seconda metà del 2012, ripercuotendosi negativamente sui risultati operativi e gestionali del gruppo.
Per il Chief Executive Officer Dan Akerson, se ci fosse un crollo della zona euro – eventualità ritenuta poco probabile – potrebbe esserci un impatto anche negli Stati Uniti e in Cina. L’onda d’urto di una frattura in Europa non tarderebbe a scuotere le due potenze.
Credito al consumo in crescita negli USA
Stando a quanto afferma un report condotto dalla Federal Reserve, nel corso del mese di febbraio il credito al consumo sarebbe aumentato in misura inferiore alle aspettative. Il credito erogato sarebbe infatti giunto di 8,7 miliardi di dollari, il minimo negli ultimi quattro mesi dopo un incremento di 18,6 miliardi di dollari già rilevato nel corso del mese di gennaio, che a sua volta costituì un risultato superiore alle previsioni della stessa Fed.
Gli economisti, per quanto concerne il mese di gennaio, auspicavano un incrmento di 12 miliardi di dollari, evidentemente disatteso dalla relatà. Il dato è inoltre abbinabile con un’evoluzione sempre più pessimistica sull’evoluzione delle finanze da parte dei consumatori statunitensi, che non sembrano fidarsi particolarmente tanto del futuro a breve termine dell’economia e delle finanze del mercato nord americano.
Economia USA in via di guarigione?
Gli Stati Uniti hanno aggiunto più di 200.000 posti di lavoro per il terzo mese consecutivo mentre vari settori, dall’industria alla ristorazione, hanno assunto più lavoratori, mostrando segnali si un’economia che ha ripreso slancio. In tutto, l’economia ha aggiunto 1,2 milioni di posti di lavoro negli ultimi sei mesi, il ritmo di crescita più veloce dal 2006.
Tuttavia, a più di due anni e mezzo dalla recessione, il mercato del lavoro ha ancora molto terreno da recuperare. L’economia ha oggi 5,2 milioni di posti di lavoro in meno rispetto a quattro anni fa, anche se la popolazione è cresciuta. Il tasso di disoccupazione nel mese di febbraio è rimasto invariato all’8,3% e la maggior parte degli economisti ritiene che la disoccupazione si manterrà a livelli elevati per anni, salvo il verificarsi di una accelerazione del ritmo delle assunzioni.
Stati Uniti, costo della vita invariato
Secondo quanto afferma il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti d’America, il costo della vita nel Paese nordamericano sarebbe rimasto sostanzialmente invariato nel corso del mese di dicembre. Un segnale statistico che è stato determinato principalmente dal calo dei prezzi del gasolio, e dal congelamento momentaneo della crescita delle spese alimentari: uno scenario che conforta quanto previsto pochi giorni fa dalla Federal Reserve, secondo cui l’inflazione americana rimarrà sotto controllo.
L’indice che misura la variazione dei prezzi al consumo è così rimasto stabile nell’undicesimo mese dell’anno, dopo un declino di 0,1 punti percentuali rilevato nel precedente mese di ottobre. I prezzi al consumo, escludendo quelli energetici e quelli alimentari, sono invece cresciuti di 0,2 punti percentuali, oltre le attese degli analisti, a causa degli elevati costi legati ai prodotti medicinali e dell’abbigliamento (e confortando coloro che ritengono che la deterimante fondamentale del blocco della crescita dei prezzi vada proprio ricercata all’interno dell’energia e del cibo).